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Giunta Raggi: la conferma che non e' possibile scardinare il malaffare

Giunta Raggi: la conferma che non e' possibile scardinare il malaffare
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 05/09/2016

Esiste una frase che non amo dire, ma oggi sento di doverla scrivere. Ve l’avevo detto. Stavolta non riesco a non scriverlo, anche perché, quando vengono pubblicati certi miei editoriali, una pletora di persone – o via mail o attraverso i social network – si sbraccia a scrivermi mail e commenti poco simpatici.

In questo caso, mi riferisco alla giunta Raggi, ma non solo a essa: ribadisco che Roma non è un Comune gestibile, men che meno con gli slogan buonisti e farciti della sacralità di un’onestà che non può esistere, in un paese compromesso con la malavita come è l’Italia.

In questo mio editoriale scrissi a un certo punto: “lo dico in tempi non sospetti, chiunque sarà chiamato ad amministrare una città come Roma, dovrà: rimettere a posto l’enorme buco nei bilanci (circa 20 miliardi, anche se si continua a dichiarare che siano “solo” 14 miliardi) trovare miliardi per rimettere in sesto un città in cui è diventato pericoloso persino camminare sui marciapiedi, trovare altri miliardi – finora “generosamente” prestati dalle banche – per dare regolarmente gli stipendi agli oltre 15.000 dipendenti comunali, fare piazza pulita del malaffare, controllato e gestito dalle cosche malavitose, che dubito abbiano intenzione di togliere le tende, spazzati via dall’aura sacrale di pseudo onestà dei candidati a Sindaco.”.

O vi mettete in testa che in Italia non esiste una sola istituzione libera da accordi anche con il malaffare, o continuerete a collezionare errori su errori.

Virginia Raggi è l’ennesimo sindaco della Capitale. Ha vinto le elezioni attraverso una campagna elettorale che, per chi la realtà la vede ogni attimo, è apparsa come una campagna elettorale avvenuta a Paperopoli.

Fin dall’inizio, dopo il suo insediamento, polemiche e scandalucci sulle prime nomine, sugli stipendi d’oro. Poi, si arriva agli indagati, a Grillo che la molla, a Di Maio prode difensore della virginea Virginia.

Fermi tutti: qui abbiamo una doppia situazione. Da un lato, le ovvie ingerenze di chi, nelle istituzioni, alberga da anni al solo scopo di gestire denaro pubblico, dall’altro una Raggi che non si capisce ancora se è stata subito messa in riga dal malaffare o se, vi piaccia o meno, sapeva perfettamente che – divenendo sindaco – avrebbe ottenuto quel potere che le avrebbe reso facili, ad esempio, certe collocazioni nei posti strategici.

Non credo sia necessario che vi riporti qui, le notizie che si rincorrono ormai su tutti i giornali. Preferisco farvi riflettere invece sullo stato comatoso del criterio di trasparenza e onestà che alberga ormai in pianta stabile all’interno delle istituzioni nazionali.

Davvero pensate che l’arresto di Buzzi abbia dato il colpo di scopa alla gestione del denaro pubblico da parte della politica e delle cosche malavitose? Davvero pensate che un Buzzi non continui a gestire l’affaire denaro pubblico anche dalla cella di un carcere? (Ammesso che sia davvero nella cella di un carcere) Davvero pensate che basti così poco a rimettere in sesto una situazione che va ormai avanti da decenni, e che non è possibile guarire, dal momento che non c’è affatto alcun sintomo di “onestizzazione” da parte della politica?

L’Italia, per sperare di ristabilirsi da questo cancro, dovrebbe essere commissariata a tempo indeterminato, e non certo da commissari italiani: si sa come i “garanti” in Italia, siano pagati da chi deve essere controllato, non diciamo cretinate.

Un commissariamento da un pool di tecnici esteri. O, se fossimo un buon popolo, una gestione civile, che spazzi via la cattiva politica e ripristini uno stato civile condivisibile e vivibile.

Ma no, non è possibile: l’italiano medio ama essere condotto, anche se i condottieri sono di scarso valore, spesso addirittura, persone dalla reputazione poco raccomandabile.

Roma, ma anche il resto dei Comuni d’Italia, restano prede. Troppo denaro pubblico da scialacquare, per sperare in un colpo di reni, e di onestà, che riconduca tutti alla ragione e al solo scopo che la politica, a tutti i livelli, dovrebbe perseguire: la gestione, sincera e onesta, della cosa pubblica. Che significa anche, la gestione dell’esistenza di ogni singolo cittadino. Ma forse, è troppo difficile, da capire.

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