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Presidenziali USA: dalla padella alla brace

Presidenziali USA: dalla padella alla brace
Autore: Editoriale di Lucio Giordano
Data: 31/07/2016

Mai, nella storia recente, a sfidarsi per le presidenziali di novembre si erano trovati di fronte due personaggi di così basso profilo. Da una parte Hillary Clinton, legata a doppio filo a Wall Street, guerrafondaia secondo le cronache acclarate di questi ultimi anni, per niente carismatica, tanto che per 3 americani su 4 il suo nome non scalda i cuori.

Dall’altra invece c’è Donald Trump, ostacolato fino alla fine dal suo stesso partito, capace di far naufragare aziende nel corso della sua lunga carriera imprenditoriale, spaccone e per niente simpatico. L’america che grugnisce e mostra i muscoli, insomma. Un Berlusconi  a stelle e strisce, per dirla tutta, con la differenza che Silvio, almeno, era simpatico ed aveva carisma da vendere. Trump no. Il Trump dei muri per fermare l’invasione dei messicani, del più armi per tutti, delle chiusure non solo mentali è un candidato pericolosissimo per gli Stati Uniti.

Non fosse altro che per questo, non vincerà. Difficile infatti convincere neri, ispanici, musulmani a votarlo. E però la Clinton in questi mesi è riuscita a dargli una bella mano a restare in gara, a far sì che i sondaggi dicessero 50 e 50: la e mail gate, i suoi comizi che puzzavano di ipocrisia se non di falsità, gli attacchi sconsiderati all’altro candidato dei democratici , quel Bernie Sanders che avrebbe messo d’accordo tutti nell’America progressista e che ha voglia di tornare a sognare, se solo avesse potuto lottare ad armi pari con la moglie di Bill.

Non è stato così ma, nonostante il partito si sia schierato compatto con la Clinton, Sanders è riuscito a dire la sua in questa lunga stagione delle primarie. Se i democratici, invece di spostarsi al centro e a destra, hanno continuo a far battere pallidamente  il cuore anche all’elettorato progressista il merito è tutto del senatore del Vermont. Che grande Presidente degli Stati Uniti sarebbe stato.

Dovremo invece  accontentarci di Hillary, l’algida first lady che solo nel discorso di investitura ha finalmente pronunciato qualche frase accattivante: “Le grandi società di Wall Street e i super ricchi cominceranno a pagare la loro giusta porzione di tasse. Non perchè ce l’abbiamo con chi ha successo. Ma perchè quando più del 90% dei guadagni vanno all’1% della popolazione, è lì che si trovano i soldi”. E ancora: “Noi non vieteremo alcuna religione. E lavoreremo insieme a tutti gli americani e ai nostri alleati per sconfiggere il terrorismo”. “L”America non sarà in mano al potere di una sola persona. Perché i padri fondatori hanno fatto loro una verità: siamo più forti stando insieme”.

Contestazioni a parte, in queste ore i democratici sembrano aver ritrovato l’unità per la volata finale. Ma il difficile viene proprio adesso.  A differenza del 2008, quando  i sostenitori di Obama con entusiasmo riuscirono a portare alle urne centinaia di migliaia di indecisi, è quasi impossibile che la Clinton riuscirà a smuovere gli incerti. E per fortuna che dall’altra parte c’è Donald Trump. Comunque vada, e andrà bene per la Clinton, sarà la campagna elettorale più noiosa del dopoguerra. E alla fine avremo un presidente di bassissimo profilo. Povera, poverissima America. Auguri: ne avrai davvero bisogno.




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