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Amministrative, italiani: smettete di scegliere il meno peggio

Amministrative, italiani: smettete di scegliere il meno peggio
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 18/06/2016

 

Ci siamo: domani si torna alle urne, ci sono i ballottaggi per le amministrative. A Roma, puntuale come una cambiale, nei giorni scorsi è arrivato lo tsunami contro la Raggi. Per coloro che non hanno capito di cosa si tratti: il reato è di falso ideologico in atto pubblico. Lo dice la Legge, non io. Lo dichiara anche il Magistrato Sabella: "La candidata M5s non ha dichiarato l'incarico della Asl né nel 2012 né nel 2013 (quando diventa consigliera) né nel 2014. Ma solo nel 2015 dopo che è scoppiata Mafia Capitale”. Guarda caso.

In pratica, la Raggi ottenne alcuni incarichi da una Asl di Roma, che non ha dichiarato poi nei moduli di autocertificazione che ogni consigliere eletto deve compilare nella parte che parla di incompatibilità.

Strategie. Che cozzano violentemente contro l’afflato divino dell’onestà assoluta, di cui i grillini si ritengono depositari per grazia ricevuta. Dalla Casaleggio & Associati. Dallo sponsor Beppe Grillo. Dai sostenitori, cittadini che hanno fatto dell’ortodossia politica la loro ultima speranza.  

La Raggi, avendo – di fatto – dichiarato il falso in atti pubblici, può essere raggiunta da un avviso di garanzia. Ciò non significa che non sia candidabile. Significa semmai, che le sfumature dell’onestà sono poliedriche.

Ok, capisco che Sabella sia stato indicato da Giachetti, candidato Sindaco per Roma del PD, nel ruolo di capo di gabinetto, e che tutto ciò appare essere un gioco al massacro contro la candidata grillina. In ogni caso, qualcosa di poco trasparente, effettivamente, c’è.

Non basta: la candidata a Sindaco di Roma – Virginia Raggi – è oscurata anche da alcune omissioni sul proprio curriculum, come ad esempio aver svolto il praticantato legale, dal 2003 al 2006, nello studio Previti. Si, proprio lo studio di quel Cesare Previti che fu condannato a 11 anni per corruzione giudiziaria: si parla del processo Imi-Sir.

Poi, volendo, si potrebbe discutere molto su quel contratto che, la Raggi - così come tutti gli altri componenti politici del M5S - ha firmato con la Casaleggio&Associati: come si sa infatti, al di la di slogan del tipo: "Uno vale uno", nessun pentastellato ha indipendenza di azione e di pensiero. Tutto deve essere gestito, controllato, esaminato, dall'organizzazione che, a tutti gli effetti, ha creato dal nulla questo movimento.

La legalità e la trasparenza dovranno essere il nostro faro”, è la dichiarazione di apertura della campagna elettorale della Raggi. Ma se la trasparenza è determinata, come sempre, dal criterio del  meno peggio, allora, meglio usare altri termini.

Non che dal versante Giachetti, l’avversario PD al ballottaggio delle amministrative, tiri un’aria più pulita. Le storie dei due “Casaletti a Subiaco” di cui è proprietario, sono finite sulle pagine dei giornali. Motivo? Giachetti parla di “Due casaletti” ma nella realtà dei fatti, si tratta di una mega villa, accatastata come “casa popolare” e la cui piscina non compare al catasto. Non basta: il grande parco che circonda la villa, compare agli atti come “Terreno agricolo”. Alla faccia dell’onestà.

Al di là delle asimmetrie comportamentali dei due candidati, asimmetrie palesi tra ciò che dichiarano e ciò che fanno, penso sia arrivato il momento di smetterla di pensare: “Cosa vuoi che sia, c’è chi ha fatto molto, ma molto peggio”!

No, il sistema si cambia dicendo NO a qualsiasi tipo di malaffare, fosse una falso ideologico in atto pubblico, che è un reato penale, o un accatastamento taroccato. Tutto ciò fa comprendere come, a furia di sentire e leggere scandali di ogni sorta, gli italiani abbiano modificato il loro criterio di disonestà.

A parte tutto questo, lo dico in tempi non sospetti, chiunque sarà chiamato ad amministrare una città come Roma, dovrà: rimettere a posto l’enorme buco nei bilanci (circa 20 miliardi, anche se si continua a dichiarare che siano “solo” 14 miliardi) trovare miliardi per rimettere in sesto un città in cui è diventato pericoloso persino camminare sui marciapiedi, trovare altri miliardi – finora “generosamente” prestati dalle banche – per dare regolarmente gli stipendi agli oltre 15.000 dipendenti comunali, fare piazza pulita del malaffare, controllato e gestito dalle cosche malavitose, che dubito abbiano intenzione di togliere le tende, spazzati via dall’aura sacrale di pseudo onestà dei candidati a Sindaco.

Soluzioni: l’unica, sarebbe il commissariamento, e non solo al Comune di Roma. E non certo da un pool di tecnocrati italiani. Ci vorrebbe un commissariamento straniero. Commissari che giungano dal Nord Europa, o dal Giappone. Gente col solo scopo di rimettere in piedi un sistema ormai crollato, sotto il peso della corruzione. Fantascienza, allo stato puro…

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