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Non chiamatela 'Crisi economica'

Non chiamatela 'Crisi economica'
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 04/05/2016

Dal 2008, in tutto il mondo, il leitmotiv si chiama “Crisi economica”. Il termine ha un significato ben preciso: significa che,  crolla il  sistema economico di una nazione, a causa – nella maggior parte dei casi – di bilanci in rosso, che si creano per spese di mantenimento e gestione della macchina statale, troppo elevate rispetto al denaro che confluisce nelle casse del Tesoro.

Non servono grandi statisti ed economisti, per fare i conti della serva. Se si spende più di ciò che si incamera, è ovvio che si creino problemi economici.

Un esempio: negli ultimi anni, in Inghilterra, il governo ha verificato le spese della Corona, e quando si è evinto, in un paio di casi, che determinate spese erano troppo esose e quindi incidevano sui bilanci pubblici, la Corona ha messo in atto tagli atti a diminuire la pressione sulla nazione e quindi, sulla popolazione. E parliamo della Corona d’Inghilterra.

Nel nostro paese, si sta sfruttando alquanto il tema della crisi economica. Da circa 8 anni, da che cioè è avvenuto il dissesto del sistema bancario statunitense, che si è poi pensato di salvare, facendo ricadere sulle popolazioni mondiali il peso degli errori e delle decisioni economiche, anche l’Europa è entrata in quella che – appunto – viene ancora denominata come un mantra“Crisi economica”.

In effetti, ciò che sta accadendo da anni ai cittadini delle popolazioni coinvolte dalla crisi, è una cosa diversa, e si chiama: abbattimento della capacità economica.

Tutto ha inizio nel 2001, con l’avvento dell’euro. L'introduzione della nuova moneta, ha - di fatto -raddoppiato il costo della vita ma non sono stati – parallelamente  - raddoppiati gli importi di stipendi e pensioni.

Così facendo, si è iniziato il processo di destabilizzazione della capacità economica dei cittadini. Esempio: se prima dell’avvento dell’euro, un impiegato di primo livello percepiva uno stipendio netto pari a 3 milioni di lire, con il cambio in euro, lo stesso impiegato ha iniziato a percepire 1.500 euro.

Poniamo ora un altro esempio: questo impiegato, che ora prende 1.500 euro di stipendio, abita in una casa in affitto. Prima del cambio in euro, pagava un affitto di 500.000 lire. Con il cambio in euro, non si è trovato a pagare 250 euro, bensì 500 euro. Esattamente il doppio di quanto pagava fino al 31 Dicembre 2000.

L’esempio, va applicato ad ogni settore della vita quotidiana. L’impiegato, se vivessimo in un mondo in cui l’equità sociale è prioritaria rispetto ad altri criteri, dovrebbe vedere in busta paga, un netto pari a 3.000 euro, invece, con il giochetto teso all’abbattimento della capacità economica, lo stipendio è stato di fatto dimezzato, a fronte di spese che, nella migliore delle ipotesi, sono subito raddoppiate.

Se a questo si aggiunge un incredibile incremento della pressione fiscale, ecco che, la capacità economica delle famiglie, subisce un costante abbattimento.

Di contro, le spese di gestione di una nazione come l’Italia, non sono mai state riviste e corrette. La famosa “Spending review” è stata solo decantata, ma mai messa in atto. Anzi: gli “sforbiciatori” di spesa pubblica nel nostro paese fanno una brutta fine...

A cosa serve abbattere la capacità economica di una popolazione, vi chiederete? A renderla schiava di un sistema. Politico e industriale. Che ormai non si vergogna nemmeno di palesare un livello altissimo di corruzione e la propensione ad appropriarsi, molto allegramente, di risorse pubbliche, generosamente donate dai contribuenti.

E’ pur vero che l’Italia è uno dei paesi in cui – ancora oggi – il risparmio dei privati è solido. Però, dovendo far fronte ai mille oneri fiscali e dovendo fare i conti con il precariato lavorativo, che si abbatte soprattutto sui giovani, ecco che anche le famiglie che - per decenni - hanno saputo fare le brave formichine, si vedono ora costrette a metter mano ai conti deposito.

Semmai di crisi vogliamo parlare, è di sistema. E per “sistema” non intendo quello politico ed economico, ma parlo del sistema globale.

Ci si lamenta del parterre politico corrotto, ma non si fa nulla per contrastarlo. Evidentemente, quando il popolo non si ribella, ha ancora molte risorse su cui contare.

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