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Recensione: Antonio Muntadas 'Protocolli e derive veneziani'

Recensione: Antonio Muntadas 'Protocolli e derive veneziani'
Autore: Recensione della nostra inviata Susanna Schivardi
Data: 23/04/2016

Protocolli e derive veneziani, una mostra di Antoni Muntadas, presso la Real Academia de Espana en Roma, dal 14 aprile al 15 maggio. Una mostra che si offre al pubblico in una cornice d’eccezione, presso l’Accademia di Spagna e intorno al famigerato tempietto del Bramante.

Antico e moderno che si fondono accanto alla Chiesa di San Pietro in Montorio, nelle sale che circondano il chiostro del complesso. Antoni Muntadas è un artista concettuale che sfrutta i media in una linea multidisciplinare, dalla fotografia al video, dalle installazioni ai video urbani, che funzionano come mezzo artistico per mettere in relazione vari spazi pubblici e privati. Molti i suoi lavori negli ultimi anni, famosi in tutto il mondo, dalla Spagna a New York, Muntadas ha anche partecipato a diverse esposizioni internazionali, in Italia insegna alla Facoltà IUAV di Venezia.

La prospettiva presenta una serie di scatti a Venezia, dove l’artista è stato per molto tempo tra il 2004 e il 2013, evidenziando elementi strutturali della realtà lagunare, porte, finestre, infissi, calli, interstizi, tombini, con un risultato di ricerca sulla città, così che gli elementi strutturali sembrano possedere una logica propria e raccontano la città attraverso un’antica attività edilizia. Il tutto accompagnato dalla proiezione di un video presentato e proiettato quest’estate all’interno della 72esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, con il titolo Dérive Veneziane. Il film racconta un lato inesplorato di Venezia, sconosciuto ai più e misterioso, al contempo affascinante, con la mancanza totale di individui, in un orario notturno indefinito; immerso nell’oscurità il regista delle riprese si aggira su una gondola tra le calli deserte, proiettando l’attenzione sull’acqua, le piccole onde frastagliate sulle mura intorpidite degli edifici silenziosi e il leggero rumore della laguna che di notte si fonde col sonno dei suoi abitanti.

La suggestione insita nelle immagini e nella proiezione è solo un piccolo assaggio della psicologia altalenante che pervade questa città sempre gremita di turisti eppure malandata. Suggerimenti per aprire gli occhi su realtà differenti, lontane dal clamore dei più noti monumenti o delle calli più famose, i ponti altisonanti. Qui tutto si fa sussurro, lieve voce e luce trasparente. Venezia di notte è stimolante, come descritta da Honoré de Balzac, è flànerie o “gastronomia per gli occhi”.




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