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Referendum: il flop della Democrazia

Referendum: il flop della Democrazia
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 18/04/2016

Che significato date alla parola “Democrazia”? Vi dico cosa non è. Non è “Il potere al popolo”, come molti – sbagliando – pensano- Non è fare come ci pare. Non è nemmeno ottenere sostegni economici attraverso il sistema di Welfare. Non è neppure vomitare castronerie contro la politica, utilizzando i profili social.

Democrazia, è – o meglio, doveva essere – la partecipazione attiva dei cittadini, alle questioni importanti per la nazione e quindi, per la vita di ogni singolo cittadino.

Come si concretizza questa partecipazione? Attraverso gli strumenti della Democrazia, primo tra tutti, il voto. Purtroppo però, proprio perché il concetto di Democrazia, palesemente, non è compreso dalla maggior parte dei cittadini italiani, ci siamo ridotti ad avere la peggior Legge elettorale mai cogitata da una dirigenza politica, l’Italicum, la versione peggiorativa del “Porcellum”, e ci siamo anche ridotti a non andare a votare a un referendum, al di la dell’interesse collettivo che il quesito referendario possa conservare.

Ieri, solo 16 milioni di aventi diritto al voto si è recato alle urne. Su 50 milioni e 800 mila aventi diritto. La maggior parte delle persone che si sono presi la briga di andare a votare, avevano superato i 60 anni. Giovani e adulti? Al mare. Troppo attratti dalle prime giornate di sole e caldo, presagio del disastro ambientale già in atto, ma che non prende affatto l’attenzione di un popolo che non si accorge di nulla, se non del denaro che entra ed esce dalle tasche.

Il flop di ieri, non è il flop del referendum. E’ il flop della Democrazia. Come ho avuto più volte modo di dire e scrivere nel periodo precedente il giorno del referendum, non era solo per il quesito referendario, che saremmo dovuti tutti andare a votare. No. C’era un motivo molto più importante: il primo messaggio, dopo tanti anni, da recapitare alla politica, un messaggio di partecipazione collettiva. E’ il significato primo della Democrazia.

Invece no. Niente. Non ha funzionato. La maggior parte dei cittadini italiani non solo non è andata a concretizzare lo strumento democratico per eccellenza: nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno capito il quesito referendario. Poco male, mi verrebbe da dire, dal momento che, persino i nostri politici erano del tutto a digiuno delle motivazioni che si celavano dietro alla richiesta delle regioni promotrici a portare gli italiani alle urne.

Peggio ancora: molti politici non sanno nulla delle piattaforme petrolifere, non conoscono il numero totale installato nei nostri mari, non sanno quanti posti di lavoro producono, nulla, non sanno nulla. Come i cittadini che rappresentano. Un meraviglioso e inquietante sposalizio tra ignoranti.

Mi dissocio pubblicamente da tutti i miei connazionali che non hanno voluto spendere un solo minuto della loro esistenza per comprendere, per valutare con attenzione, per rendersi conto del significato profondo che si cela dietro al gesto di infilare una scheda elettorale dentro a un’urna.

Avesse vinto il SI, non sarebbe cambiato nulla. Semplicemente, ammesso che il governo avesse preso in considerazione il responso referendario, le piattaforme che si trovano entro 12 miglia dalla costa, avrebbero continuato ad estrarre petrolio e gas, ma solo fino alla scadenza delle concessioni, l’ultima delle quali, scadrà nel 2034. Non è quindi assolutamente vero che, vincendo il SI, migliaia di posti di lavoro sarebbero andati in fumo. Oltretutto, delle “migliaia e migliaia di posti di lavoro in pericolo, paventati da Renzi, fate la tara: si tratta al massimo di circa 2.000 persone collocate.

Se avesse vinto il NO, non è assolutamente vero che avremmo pagato meno la benzina e che  avremmo avuto un maggior sviluppo delle energie alternative. Basta fare un viaggetto nelle regioni in cui si estrae petrolio e gas: la benzina costa molto più che nelle altre regioni.

E’ stato commesso un abuso, anzi no, più di un abuso. Abuso per ciò che ha riguardato la scarsa informazione relativamente cosa si andasse a votare e perchè. Abuso per ciò che riguarda l’aver inculcato nella mente dei cittadini, false convinzioni. Abuso per aver esortato il popolo a disertare le urne. Abuso, da parte di molti cittadini che, invece di usare lo strumento principe della democrazia, hanno pensato -  credono – ai fatti loro.

Peccato che, è tale il basso livello di comprendonio nazionale, questa gente, questi disertori delle urne e della Democrazia, non abbiano minimamente pensato che, la loro diserzione, ci costa cara subito – 300 milioni per un referendum inutile sotto ogni aspetto – e ci costerà carissima nel tempo, avendo dato mandato totale, a politici e industriali del settore petrolifero, a fare e decidere per la popolazione.

Un popolo simile, merita solo una cosa: che la parola “Democrazia” si solo parte del nome di un partito. Proprio quello che sta palesando come, la Democrazia, non sia mai stata realizzata nella nostra repubblica.

Ora, temo fortemente il prossimo appuntamento referendario: quello per la riforma della Costituzione. Temo il male che, una volta in più, questo popolo sarà in grado di fare a se stesso, e a tutte le persone che, come me, non hanno mai contribuito con le proprie azioni, a massacrare una nazione e i suoi abitanti.

Non è stata solo un’occasione sprecata di partecipazione, quella del referendum fallito miseramente: è stata la conferma dell’incapacità collettiva a prendersi un granello di responsabilità per ciò che riguarda le grandi questioni della nazione. Incapaci, totalmente, di fare il mestiere di cittadini.

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Data:10/08/2013
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