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Recensione: Dancing Partners al teatro Vascello

Recensione: Dancing Partners al teatro Vascello
Autore: Recensione della nostra inviata Susanna Schivardi
Data: 07/04/2016

Dancing Partners è atterrato anche in Italia, dopo aver fatto il giro di Spagna, Inghilterra e Svezia, arriva al Teatro Vascello il 5 e 6 aprile e poi l’8 aprile al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti. Una comunione di intenti artistici per raggruppare diverse compagnie di ballo, in un progetto innovativo nato nel 2013 e sponsorizzato brillantemente per promuovere le arti e la condivisione estetica dello spettacolo. Nella serata del  5 aprile si sono esibiti i quattro corpi di ballo, Spellbound Contemporary Ballet, Norrdans, Company Chamelon, Thomas Noone Dance, in un equilibrio perfetto tra le varie disposizioni del balletto moderno come è concepito oggi. Con i coreografi dei balletti, Mauro Astolfi, Mats Ek, Anthony Missen e Katrìn Hall alla fine della serata si è parlato molto degli obiettivi del progetto.

Tra le priorità vi è un’attività con scambio nello studio di nuove forme e con un forte interscambio tra le compagnie di diversi paesi, lavorando molto sul territorio e appassionando i giovani in linea con le loro aspirazioni. Le affinità tra le compagnie sono ovviamente necessarie, ed esiste il tentativo di riconoscersi in un percorso artistico anche evidenziando le differenze di linguaggio. C’è spazio per uno spettacolo organico?

I protagonisti di questa avventura affrontano il tema con ottima predisposizione verso una sinergia forte tra le componenti. La chiamano rolling creation, la danza è come la vita, se ti chiedono che cosa significa la tua vita, risponde Mauro Astolfi, che cosa puoi dire? Come puoi spiegare il significato di qualcosa che stai vivendo? Il ballerino quando danza esprime quello che ha da dire, ma il significato spesso non è concepibile nell’immediato. Il dibattito si è spostato poi sul senso dell’estetica, concetto su cui sempre Astolfi ha avuto da dire nei termini di un’espressività di contenuto. Se qualcuno ha qualcosa da dire, che lo faccia con un gesto a teatro o con un passo di danza oppure con una pennellata, non ha molta importanza.

L’importante è farlo con passione. Per questo anche il tema della commistione tra teatro e danza diviene assai vivace per  la finalità del progetto. Il contemporaneo è ricco di linguaggi, non ci sono limiti precisi tra danza e teatro. Sono due mondi che ormai flirtano da tanto tempo con maggiore o minore intensità. In fondo ogni cosa ha un’estetica nel senso che è un motore comunicativo inesauribile. L’estetica stessa quindi è comunicazione. Nel corso della serata le performance sono state molto intense, accompagnate da musiche suggestive come quelle di Norn, in un susseguirsi senza tregua di varie sperimentazioni: The Hesitation Day con interpreti Fabio Cavallo, Giovanni La Rocca, Mario Laterza, Giacomo Todeschi. Pas de Dance di Mats Ek a seguire Push di Anthony Missen e Kevin Edward Turner e la musica di Ruyichi Sakamoto. Nel secondo tempo Until the End di Thomas Noone, Tuomas di Katrìn Hall e il finale con 9  elementi tra i quattro gruppi di ballo, Lost for words/L’invasione delle parole vuote per la coreografia di Mauro Astolfi. In tutto 18 ballerini giovanissimi e straordinari che si sono susseguiti in tutta la loro plastica flessuosità, tra balletto moderno e innovativo, musiche al limite del techno e composizioni originali, la musica che Astolfi definisce essa stessa vibrazione, aldilà delle parole e del loro significato.




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Data:10/08/2013
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