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Ore 13.40 di mercoledì 9 dicembre 2015. Una palazzina della Facoltà di veterinaria dell'Università Federico II di Napoli, crolla su stessa come se fosse di cartapesta. Un crollo che somiglia a quelli che avvengono con le scosse di un terremoto, ma il terremoto, almeno quello tellurico, non c'è stato. L'unico terremoto che avviene nelle scuole italiane, è quello che, oltre all'instabilità dei programmi e del personale docente, è quello che riguarda anni d'incuria e che continua a manifestarsi attraverso i numerosi tagli dalle varie leggi di stabilità che un governo dopo l'altro, approvano senza mezzi termini.
E così in via santa Maria degli Angeli alle Croci, alle spalle dell'orto botanico, la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la Polizia Municipale aveva transennato il tratto di strada che comprendeva via Veterinaria e via Pino. Durante la notte, c'erano state le prime avvisaglie e appena viste le crepe è stato evacuato l'edificio accanto, sempre universitario, frequentato da docenti e ricercatori e dove si svolgevano attività. Poi, alle 13.40 è avvenuto il crollo dinanzi ad una folla di curiosi, stipati oltre le transenne e alla presenza della protezione civile, dei polizia municipale e dei vigili del fuoco, ma soprattutto il crollo è avvenuto dinanzi alle videocamere. Insieme all'edificio era stata evacuata anche la bottega di un artigiano e due terreni adiacenti. Sta di fatto che a crollare è un altro edificio fatiscente facente parte del patrimonio dell'istruzione italiana. Nonostante i soldi che il Governo aveva destinato alla ristrutturazione degli edifici scolastici, ben al di sotto del fabbisogno delle strutture italiane, i crolli e le emergenze strutturali continuano a mettere in apprensione soprattutto gli studenti e i docenti, che in quegli edifici passano la maggior parte del loro tempo. L'emergenza della città di Napoli è l'emergenza in cui si ritrovano a fare i conti molte università italiane, di cui non fanno eccezione nemmeno quelle romane. Palazzi e strutture che, come la scuola italiana, mancano di manutenzione, che non sia rappresentata solo da una mano di vernice, ma da un'approfondita analisi della messa in sicurezza degli stessi. Sicuramente Napoli rappresenta una delle situazioni più particolari dell'intero patrimonio strutturale a causa dei numerosi cunicoli sotterranei, dei terreni spesso argillosi e friabili, sui quali sono stati edificati palazzi e palazzine, ma anche la mancanza di manutenzione e la facilità con cui sono stati elargiti permessi di costruzione in zone dove il terreno non era adeguato, anche tutto questo ha la sua parte di responsabilità. La città partenopea ha una ferita inguaribile che si riapre ogni volta che un palazzo crolla da solo, che una voragine porta via una parte di strada o di edificio, ogni volta che, in situazioni del genere, per fortuna, per affidamento alla Madonna, non ci scappa il morto, al massimo qualche ferito. Questa volta non è accaduto a nessuno, perché, sempre per fortuna, il tutto era cominciato di notte, e le crepe, appena viste, sono state un campanello d'allarme importante, che ha permesso non solo l'evacuazione degli edifici adiacenti, ma anche la possibilità di evitare vittime. Napoli, così bella e al tempo stesso così "maledetta", ma soprattutto così abbandonata dalle istituzioni nazionali e locali che non riescono a far fronte alla difficile situazione ambientale. Il dissesto idrogeologico di una delle più belle città del mondo, mette a dura prova la pazienza dei cittadini, ma anche la capacità di comprendere le motivazioni che, negli anni, hanno portato il raggiungimento della saturazione dell'equilibrio territoriale. Se fino a qualche decennio fa, i cunicoli sotterranei della città rappresentavano un'attrattiva, adesso rappresentano un pericolo evidente per la città e i cittadini. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 10:27:01 |
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