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Kevingipsy: racconto di reclusione e liberta'

Kevingipsy: racconto di reclusione e liberta'
Autore: Recensione della nostra inviata Teresa Corrado
Data: 22/11/2015

Al teatro Trastevere di Roma in scena EXIT Emergenze per Identità Teatrali, la rassegna giunta all'VIII edizione, in cui si può assistere a spettacoli multidisciplinari, organizzati dalle compagnie della Federazione Italiana Artisti. Attraverso teatro, musica e danza, realizzato per un pubblico contemporaneo attento alle novità.

In questa rassegna si inserisce il monologo Kevingipsy, scritto e interpretato da Eduardo Ricciardelli e diretto da Gino Auriuso., che racconta una storia di reclusione e libertà che si dipana durante la seconda guerra mondiale.

Il testo dello spettacolo è il racconto in prima persona di un uomo, Kevin, uno zingaro che racconta la propria vita, partendo da quando era bambino e girava per i paesi europei come giostraio insieme alla sua famiglia. Girovaghi per il mondo, alla conoscenza dl mondo in modo diverso. Fino a quando nel 1940 le leggi francesi, simili a quelle tedesche, rinchiudono gli zingari nei campi di reclusione, nei quali si vive miseramente. La colpa è di chi gestisce il posto, visto che prendono i loro buoni per arricchirsi lasciando gli occupanti al freddo e affamati. Kevin ragazzino fugge da lì e dopo varie vicissitudini, entra a far parte dei partigiani. Ma anche l'esperienza partigiana si rivela una delusione: lui, zingaro e girovago, insieme ai suoi simili, non ricevono alcun riconoscimento. È dopo la guerra che anche lui e la sua famiglia diventano sedentari e lavorano nei campi. Comincia un nuovo stile di vita, diverso, dove poter far andare anche i figli a scuola. Un cambiamento che è deciso dai burocrati e che, però, li fa sempre apparire diversi. È quella diversità che li rende particolari. .

Una storia struggente e difficile della vita dei nomadi, un percorso di vita che partendo dal lontano 1940, arriva ai giorni nostri, in un insieme di episodi e sentimenti che mirano a far comprendere le diversità, oltre che i modi di vita di chi sceglie una vita da nomade e chi, invece, decide di restare fermo nel proprio paese d'origine.

Il testo, impegnativo sia come monologo che come argomento, visto che cerca di esprimere i desideri e sentimenti dei nomadi, risulta, soprattutto verso il finale, difficile da seguire, in una giusta comprensione di quello che accade. La parte iniziale, invece, è stimolante e interessante, anche per un gioco di luci che anima la scena. Il linguaggio utilizzato riesce a coinvolgere e interessare il pubblico che ascolta attento una storia che spesso viene celata da quella ufficiale. Una bella prova di Eduardo Ricciardelli sul palco nelle vesti di narratore.




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