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Quando la giustizia ti appare ancora più ingiusta, non riesci a trovare le parole per spiegarne il motivo, non ti servono le motivazioni per acquietare il cuore. Ti senti solo, abbandonato da chi ti dovrebbe aiutare, proteggere e difendere. Dinanzi alle ingiustizie non ci si può tirare indietro, non si può lasciar correre. Bisogna riflettere e, almeno per una volta, mettersi nei panni di chi quelle ingiustizie le ha subite, di chi continua a subirle anche attraverso sentenze giudiziarie che appaiono, agli occhi di tutti, ingiuste. E poi l'ingiustizia cresce ancor di più quando a farne le spese sono ancora una volta le donne, le ragazze, vittime di uomini prepotenti, violenti che, diciamolo con chiarezza, non è detto che cambino e di esempi ce ne sono. Allora eccolo riaffiorare alla mente il ricordo di Chiara Insidioso, diciassette anni, vittima per amore, anche se è stata vittima perché voleva lasciare quell'amore ormai malato, che aveva compreso non essere l'ideale della sua vita, il suo futuro. Chiara, nonostante la sua giovane età, aveva capito che amare non vuol dire possedere e che dimostrare il proprio amore non vuol dire subire schiaffi, pugni, umiliazioni varie. Amare è tutt'altra cosa, sono tutt'altri sentimenti. Chiara aveva trovato dentro di se il coraggio di opporsi, di cercare qualcosa di più tenero, di vivere. Ma Chiara si è scontrata contro la dura realtà, quella delle mani e dei piedi di Maurizio Falcioni che con la sua gelosia, la sua possessività, il suo amore malato, non le ha lasciato alcuna via di fuga. Ebbene si, Falcioni l'ha massacrata di botte, lui, un adulto, contro una ragazzina innamorata. E in questo mondo, che si ritrova, ancora una volta, a schierarsi con il più orrendo degli aggressori, ci si ritrova a fare i conti con un maschilismo che non riusciamo a sradicare, ma anche con un permissivismo nell'accettazione di azioni che premiano i colpevoli e lasciano le vittime senza giustizia. Dopo averla massacrata di botte, portando Chiara quasi alla morte, Maurizio Falcioni ha avuto uno sconto della pena. I 20 anni che erano stati richiesti per lui e per il suo delitto, si sono ridotti a 16 che tra buona condotta, reinserimento nella società e altri condoni, saranno davvero pochi da scontare dentro il carcere. Invece Chiara la sua vita la trascorrerà per sempre dentro la prigione del suo corpo perché, dopo la violenza subita, non si è più ripresa e adesso vive in ospedale, come un vegetale, seduta inerme, per sempre, su una sedia a rotelle. Con lei i suoi familiari che non l'abbandonano mai, ma che avrebbero voluto per lei almeno una giusta condanna dalla giustizia italiana. Un caso emblematico, del tutto italiano (ricordo che in India, nei paesi islamici e in quelli in via di sviluppo ci sono situazioni simili), nel paese che ha dato i natali a Cesare Beccaria, ma nel quale non c'è la certezza della pena e, adesso, con il passare del tempo, non vi è più nemmeno giustizia per le vittime. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 10:01:33 |
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