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I catalani sono alla svolta decisiva. Dopo le elezioni di domenica scorsa, con la vittoria del fronte Junts pel Sì che ha conquistato 62 seggi e Cup 10, i due partiti insieme possono governare sotto il controllo di Artur Mas, presidente uscente e rieletto alla guida della Catalogna. Una vittoria che alla vigilia aveva portato il neo presidente a parlare apertamente di secessione, entro 18 mesi dalla vittoria. Uno scenario avvalorato anche dalla presenza record e storica di votanti, ben il 77,1% degli aventi diritti, ha deciso di andare alle urne per esprimere la propria opinione. Un risultato che le pagine dei maggiori quotidiani spagnoli davano per scontato già alla vigilia ma che il risultato ha superato di gran lunga le più rosee aspettative. A giorni il nuovo governo eletto si presenterà al Parlamento di Barcellona, con la dichiarazione della propria indipendenza dalla Spagna, ignorando la sentenza della Corte costituzionale iberica che ha dichiarato questa procedura anticostituzionale e illegale. Dal canto suo il premier spagnolo Mariano Rajoy, uscito sconfitto dalle elezioni catalane, frena l'entusiasmo degli indipendentisti. Potranno esserci aperture, discussioni, confronti, si potrà parlare di modifiche, ma nessuna di queste potrà prevedere la secessione dalla Spagna che non viene presa in considerazione in nessuna ipotesi. È l'aria della secessione, la voglia di uscire dalla crisi europea e dall'austerity che ha colpito in questi ultimi anni la Spagna, costretta ad uscire da una crisi quasi senza fondo. Indipendentisti alla riscossa, potrebbe sembrare questo un invito non solo per la Catalogna, ma anche per tutti quei piccoli territori, sparsi per l'Europa, che chiedono di diventare autonomi. Si riapre in questo modo la voglia di indipendenza di Scozia, Galles, Fiandre, Paesi Baschi e anche della nostra Padania, che da anni chiedono di potersi considerare stati a parte. Diverso, invece, è lo scenario che nascerebbe da una secessione simile a livello europeo. La Comunità Europea, infatti, minata in questi mesi dalla crisi economica, dalla crisi sociale apparsa in tutta la sua difficoltà con i migranti provenienti dall'Africa e dall'Asia, con le enormi differenze riguardanti le politiche sociali, fa fatica a trovare una sua identità. Unione e compattezza su temi fondamentali che non riescono a trovare punti di coesione fra i vari stati membri e la prospettiva di nuovi territori divisi e soprattutto interni al territorio europeo ed esterni all'Europa (perchè dovrebbero chiedere di entrare in Europa), minerebbe la fragilità della Comunità. Grande fermento è stato possibile anche a causa della crisi e delle politiche di austerity, fortemente volute per poter uscire dalla crisi economica che sono ancora adesso solo i cittadini a pagare. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 10:00:46 |
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