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Uno spettacolo concepito da Francesca Pennini, regia di Angelo Pedroni, in collaborazione con gli interpreti Simone Arganini, Giulio Santolini, Daniele Boaniuti e Roberto De Sarno, per un progetto di CollettivO CineticO. La performance, presentata al teatro Vascello domenica 20 settembre, è parte di quel progetto, alla sua ventiduesima edizione, chiamato Le Vie dei Festival che Natalia Di Iorio continua a difendere nonostante le difficoltà. La rassegna comprende un ciclo di spettacoli fino al 5 ottobre che ripropone tutte le migliori rappresentazioni dell’estate e non solo. Nel segno dell’innovazione, della ricerca, dell’uso di nuove tecnologie che facciano del teatro una vera forma d’arte d’avanguardia. A deprimere gli slanci di chi nel teatro ci crede sono proprio le difficoltà economiche e la mancanza di fondi, che danno più importanza al fattore quantitativo che non alla qualità, confondendo spesso l’arte con intrattenimento. L’inizio dello spettacolo Sherlock Holmes è esso stesso denuncia di una vacuità di intenti e di contenuti, quando i tre protagonisti si slanciano in un’accusa all’arte contemporanea, dove succede che anche una semplice ruota di bicicletta sia considerata alla stregua di un’opera. La rappresentazione, pubblicizzata come spettacolo per ragazzi, non è una storia lineare in cui ci si possa ritrovare come in una narrazione ma è una vera forma di teatro d’avanguardia, dove tre Watson si ritrovano a fare i conti con una sala da pulire, mentre gli spettatori li osservano ricostruire uno spettacolo immaginifico attraverso le orme, i segni e gli altri indizi lasciati da chi ha calpestato le scene prima di loro. Allora troviamo un palcoscenico rivestito di un telo bianco, un tavolo con attrezzi da lavoro nella modalità dei Ris, proiezioni e musica in ogni stile, intervallata da sketch comici tra mimi, travestimenti e imitazioni. I tre attori fingono di essere una ditta di pulizie, la Watson S.p.a., che intende fare pulizia nel teatro, in un’ottica di depurazione da quello che non inerisce l’arte e viene interpretato come estraneo e inquinante. Sherlock Holmes è un personaggio che non appare mai, sembra piuttosto una voce fuori campo, un mentore esterno che guida e consiglia, in una ricerca fantasmagorica di dettagli che assomiglia più ad un’avventura donchisciottesca che non ad un’indagine poliziesca. L’effetto finale è spiazzante, perché ci si aspetterebbe una novella per bambini e invece è uno spettacolo per tutti, in cui ricerca e affinamento emergono continuamente, senza pudore. Sul finale forse si perde, uno degli attori fa un monologo con cui spiegare intenti e volontà dell’arte, del teatro, di farsi sentire e di assumere valore. Tutto quello che viene enunciato andrebbe rappresentato e non raccontato, come in un film dove le azioni compongono la storia e non tanto le parole. Le Vie dei Festival propongono una serie di spettacoli che vanno da quello che è stato di apertura il 15 settembre, in prima nazionale, Pouilles – le ceneri di Taranto di Amedeo Fago, passando per Brecht con Vita di Edoardo Secondo d’Inghilterra, e La Madre, Leopardi con Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli Italiani, con una rivisitazione modernissima dei tempi moderni, fino a Pirandello con L’Azione Parlata e Kricheldorf con Villa Dolorosa con l’adattamento di Roberto Rustioni. Il teatro è una scommessa e nonostante le resistenze e le diffidenze istituzionali, ce la farà, perché è un animale che vive, respira e si rinnova e come tale non può che perpetrarsi attraverso il tempo.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:01:23 |
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