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È polemica sulla chiusura dei siti più importanti culturali di Roma a causa di un'assemblea sindacale. Ieri, per tre ore, sono rimasti chiusi al pubblico Colosseo, Foro Romano e Palatino, Terme di Diocleziano e Ostia Antica. I visitatori arrivati per ammirare le bellezze italiane, hanno trovato esposto un cartello con la scritta in italiano e in inglese, che giustificava la chiusura per assemblea, unico errore nella comunicazione è stato scrivere, su alcuni, che la chiusura sarebbe durata fino alle 11.00 p.m. invece che alle 11.00 a.m. In questo caso la delusione dei molti turisti italiani e stranieri, è stata grande, salvo comprendere appieno che l'assemblea sarebbe durata solo fino a metà mattina e che poi il servizio sarebbe tonato alla normalità. Immediatamente è partito lo scontro tra sindacati e governo. Susanna Camusso ha tenuto a precisare che "l'Assemblea è democrazia", mentre il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha sottolineato il suo "No alla cultura presa in ostaggio". Anche il Codacons si è schierato dalla parte dei visitatori con parole dure "In questi casi serve l'esercito" mentre il sindaco Marino ha parlato di "schiaffo ai visitatori" e il ministro della Cultura Franceschini ha commentato che "la misura è colma". Sta di fatto che l'Assemblea sindacale, diritto dei lavoratori, è una condizione per cui, come è stato commentato dai sindacati, questi possono discutere di problematiche del proprio servizio e utilizzare queste come strumento democratico tra di loro. Non a caso il sovrintendente di Roma Francesco Prospetti, ha commentato alle critiche con una verità "Sono dispiaciuto per i disagi, ma era impossibile vietare l'assemblea". Dall'altra parte, però, vi sono anche numerosi turisti che vengono a visitare, forse per quella sola volta, una delle meraviglie della nostra penisola, in un viaggio in Italia che in molti faranno una volta nella vita e non è carino ritrovarsi di fronte ad un cancello che ne impedisca l'ingresso. Nella serata di ieri è arrivato anche il via libera del Cdm al decreto che equipara i servizi della cultura, quindi di siti archeologici e museali, a quello dei servizi essenziali, che hanno una normativa diversa da quella di altri lavoratori. Approvato di corsa, il decreto serve a scoraggiare altre situazioni del genere, come quelle che, come ha ricordato il ministro Franceschini, hanno coinvolto Pompei nei mesi scorsi. Il decreto è valido per tutti i siti culturali, siano essi statali, comunali, pubblici o privati. In questo caso si cerca non solo di salvaguardare le persone che si mettono in fila per ammirare le bellezze italiane, ma anche per salvaguardare l'immagine dell'Italia stessa. Matteo Renzi ha usato poi sottolineato che "Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l'Italia" lanciando il suo messaggio su Twitter. Sul piede di guerra i sindacalisti che non hanno intenzione di fermare la protesta che potrebbe scaturire in uno sciopero nazionale. Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato, infatti, di aver avviato le procedure previste dalla legge. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 11:18:51 |
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