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Nessun accordo sulla redistribuzione dei migranti è stato stretto a Bruxelles al termine del Consiglio di Affari Interni UE. Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia si sono opposti ai provvedimenti sui circa 120.000 migranti da ricollocare in UE attraverso quote prestabilite. Il ministro degli Esteri del Lussemburgo e presidente di turno dell’Ue, Jean Asselborn, aveva dichiarato: “C’è un accordo di principio suffragato da una larga maggioranza di Paesi. il Consiglio può decidere per maggioranza qualificata”, ma all'atto pratico, le sue parole non sono confermate dai fatti. La replica di Budapest non si è fatta attendere ed è stata molto dura: l'Ungheria pretende di essere cancellata dalla lista dei paesi membri che beneficiano del programma di ricollocamento. Per quanto riguarda questa situazione, occorrerà procedere con la maggioranza qualificata. A rischio il trattato Shengen: Bratislava e Vienna, potrebbero prendere infatti la decisione di rimettere i controlli alle frontiere, così come ha già fatto la Germania, e ciò potrebbe far si che anche la Francia e la Polonia facciano lo stesso. Nel nostro paese e in Grecia intanto, avviano il processo di ricollocamento per 40.000 migranti, 26.000 dei quali provengono dall'Italia e 14.000 dalla Grecia, procedendo in tal modo alla realizzazione del programma di smistamento e verifica dei profughi dagli altri migranti. Alfano chiede che - parallelamente ai ricollocamenti - venga avviato il programma di rimpatri che deve però essere gestiti da Frontex con risorse economiche comunitarie e il tutto, sotto la responsabilità della UE. La nuiova riunione dei ministri UE è prevista per il prossimo 8 Ottobre. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:50:53 |
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