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Indifferenza alla condizione umana

Indifferenza alla condizione umana
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 25/07/2015

Esiste un criterio che alla maggior parte degli esseri umani appare ancora non del tutto chiaro e possibile: è l’indifferenza alla condizione umana. Malgrado negli ultimi anni, con la solita scusa della crisi economica internazionale, i governi sembrano battersi al solo scopo di ottenere la costante cancellazione di diritti umani basilari, operata attraverso riforme considerate “assolutamente necessarie” in Europa o con la distruzione della classe media iniziata negli USA e sbarcata fino a noi, alle popolazioni sembra ancor oggi assurdo poter credere che la classe politica possa avere ben salda una sola volontà: distruggere la vita dei cittadini delle comunità che gestiscono.

Entrate in un social network: vi accorgerete di quanta gente ogni giorno non faccia che scrivere frasi rivolte ai nostri politici che iniziano invariabilmente con “Ma come possono aver fatto una cosa del genere”? Oppure: “Ma non capiscono che i cittadini hanno necessità di…”. Sissignore. I politici, siano essi italiani o di qualsiasi altra nazione, sanno perfettamente che ciò che viene deciso e che ricade matematicamente sulla vita quotidiana delle persone, è perversamente scorretto, sbagliato, inadeguato, in alcuni casi aberrante. Lo fanno perché in tal modo si rimette a posto l’annosa crisi economica? Nossignore. Come è ormai evidente infatti, non è che manchi denaro nelle casse del Tesoro. Esso viene semmai ripartito diversamente da come un comune cittadino immagina dovrebbe esser redistribuito, frutto peraltro della spremitura costante dei portafogli di ogni singolo cittadino, neonati compresi.

Una reale crisi economica delle proporzioni e della durata di quella che stiamo subendo, avrebbe generato ben altre politiche economiche e sociali, e non avrebbe ovviamente consentito a nessuno di poter rubare denaro pubblico o comunque, appropriarsene indebitamente in maniera perlatro tanto costante quanto palese. Il fatto è che la crisi economica è un diktat piuttosto che una conseguenza a errori o a tzunami più o meno generati da immissione sui mercati azionari di titoli tossici, come hanno fatto credere all’inizio della più perversa crisi finanziaria mondiale realizzatasi sul pianeta Terra. No, c’è qualcosa di diverso e di altro.

Facciamo un passo indietro. Fine anni ’80 inizio anni ’90. Nel nostro paese viene diffusa, sempre più a macchia d’olio, la proposta – da parte delle banche – di ottenere e adoperare le carte di credito. Fino ad allora, le persone che ne possedevano una abbinata al proprio conto corrente erano poche rispetto al numero di correntisti attivi.

Diffondendo massivamente carte di credito ai propri clienti, le banche hanno fatto una mossa sullo scacchiere dell’economia nazionale, mettendo in testa alla gente che tutto il comprabile poteva facilmente essere ottenuto attraverso una comoda tessera di plastica (dematerializzazione del concetto di denaro) per poi pagare “comodamente” a fine mese. Dilazione di pagamento. Mette una persona nella condizione di acquistare perché il criterio è quello di ottenere subito un bene che si pagherà dopo diversi giorni.

Per mettere tutte le classi sociali nella condizione di poter usufruire di questa possibilità economica, si pensò di realizzare una forma particolare di carta di credito, denominata “revolving”.  Apparentemente innocua e particolarmente attrattiva dal momento che, questo tipo di carta di credito consente di avere un plafond di solito fino a 5000 euro ma anche, ghiotta prospettiva, la possibilità di pagare le spese realizzandole in piccole rate mensili. Cosa vuoi di più dalla vita?...

Nei primi anni di diffusione della carta revolving, milioni d’italiani l’hanno chiesta e facilmente ottenuta. E hanno cominciato a utilizzarla, in maniera sempre più indiscriminata. L’idea della “piccola rata mensile” ha fatto gola a molti, visto che in tal modo molti acquisti – spesso del tutto superflui – sono stati resi possibili.

C’è voluto qualche anno dall’inizio dell’utilizzo delle prime carte revolving per capire in che razza di guaio molti italiani si erano ficcati con tutte le scarpe. A conti fatti, gli interessi a debito sulla rateizzazione degli importi spesi, facevano lievitare talmente tanto il debito finale che il costo di ogni singolo acquisto appariva – nella migliore delle ipotesi – triplicato.

E’ stato un metodo per far si che la gente s’indebitasse ad omnia. Voi penserete che tutto ciò è colpa del sistema bancario. Non dovete invece dimenticare come i sistemi bancari non siano mai dissociati dalla Politica nazionale e internazionale. Tutto in un sistema paese è strettamente correlato e si interseca nei vari aspetti che vanno dall’economia, al sociale alla politica.

Negli USA fecero una cosa ancor peggiore: fecero credere agli americani che vi era in atto una profonda volontà affinché ogni singolo cittadino, di qualsiasi estrazione sociale fosse, avesse diritto a divenire proprietario di un appartamento in cui vivere. A conferma di ciò, le banche aprirono al credito in maniera del tutto indiscriminata, concedendo mutui pressoché a tutti, pur sapendo – appunto – che molti di quegli americani non avrebbero mai potuto restituire il debito contratto con la banca.

In Europa come negli USA, è stato messo in atto un progetto che doveva portare a un solo risultato: rendere schiavi la maggior parte dei cittadini, e per far questo si è deciso di indebitarli senza alcuna possibilità di uscire dal giogo che li ha resi debitori a vita. Genocidio economico.

Non basta. Per sottomettere a qualsiasi volere della politica nazionale e internazionale i circa cinquecento milioni di cittadini europei, si è abbattuto -  come una tempesta senza fine – il tema del debito pubblico che in ogni nazione ha preso proporzioni sempre più inquietanti, e si è fatto credere a tutti che il debito pubblico cresce in ragione delle spese sostenute dallo Stato anche e soprattutto per i cittadini. Nulla di più sbagliato: sappiate ad esempio che, nel computo del debito pubblico nazionale, vengono immesse persino le cifre in rosso di molte imprese di Stato o a partecipazione statale che entrano in regime fallimentare. Parliamo di miliardi ovviamente. Che ricadono sulle tasche degli italiani attraverso il solito giochetto: l’innalzamento sproporzionato della pressione fiscale diretta e indiretta.

Mentre ai cittadini viene costantemente abbattuta la capacità di acquisto, contemporaneamente le classi più abbienti e la classe politica si arricchisce. Di più: la popolazione allo stremo arriva a compiere atti estremi? Giù altri colpi di mannaia, nuove tasse e nuove imposte, una qualche nuova “riforma di rigore” e vai con la prossima ondata di suicidi per disperazione o di gente che perde tutto e si ritrova letteralmente in mezzo a una strada.

Non chiamatela “cattiva politica”. Non chiamatelo “Fare errori”. Non dite: “I politici non capiscono che”… E’ fatto tutto proprio per menomare al massimo la condizione umana, privando gli individui del criterio di dignità e anche di quello di uguaglianza.

Indebitare le popolazioni frammentando una porzione di debito pubblico sulle spalle di ogni singolo cittadino, rendere le famiglie schiave dei mercati commerciali indebitandole ancor di più, attraverso il falso concetto che “libertà” significhi potersi permettere l’acquisto di oggetti considerati “assolutamente desiderabili”, inquinare quindi il diritto al risparmio e alla libera scelta, non fa che porre l’accento su una volontà perversa che è quella di distruggere quanto più possibile la condizione umana attraverso una totale indifferenza da parte della componente politica nazionale ma anche internazionale.

Purtroppo, non esistono vie di salvezza. Occorrerebbe massima coesione fra i cittadini delle nazioni. Occorrerebbe essere in grado tutti, nello stesso momento, di rendersi conto di ciò che stanno facendo contro le masse. Occorrerebbe anche, che il maggior numero di cittadini comuni si assumesse una piccola quota di responsabilità nel voler percorrere una strada inversa rispetto a quella imposta del sistema politico-economico, al fine di tentare almeno di tentare di salvare se stessi e i propri connazionali. Non è cosa fattibile. Ognuno più che mai, proprio a causa della perversa crisi economica, pensa a se stesso. E nessuno si accorge o vuole rendersi conto che alla base di tutto c’è questa totale indifferenza per la condizione umana che la politica, in special modo degli ultimi anni, ha palesato avere come priorità assoluta. Altro che “rigore” imposto dalla Germania. Altro che “salvataggio delle nazioni” attraverso aberranti trattati come il “fondo salva stati”.

Si salvano gli Stati, ma non i cittadini. Ancora una volta, l’attenzione ai termini, alle parole, disvela una realtà che - tutto sommato - è sempre a portata di mano. Se solo la si volesse guardare bene a occhi aperti.

©Tutti i diritti riservati. La diffusione è concessa esclusivamente indicando chiaramente il nome dell'autore e il link che riporta a questa pagina 




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