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Per verificare il livello di pazienza di una popolazione, è necessario ottenere dati relativi ad alcuni parametri. Quanto un cittadino medio intende avere pazienza di fronte a determinate criticità che ordiscono quotidianamente contro l’andamento della vita privata e professionale? E quali sono queste criticità? Per un governo, questi sono dati molto importanti. Perché chiariscono in maniera inequivocabile, lo stato di capacità, da parte della popolazione, di assorbire ulteriori pressioni dovute a problematiche di vario genere e ordine. Faccio un esempio pratico: se il servizio comunale di ritiro della nettezza urbana della mia città fa sempre più schifo ma, nonostante questo, i cittadini continuano a pagare le cartelle delle tasse, io come amministratore, ho in mano un dato oggettivo: malgrado il mancato servizio, la gente continua a pagare per qualcosa che non ottiene. Cosa faccio? Aumento la tassa e verifico se i cittadini alla prossima scadenza, nonostante il mancato o scadente servizio, pagano ugualmente la tassa comunale. In tal modo, si ha sempre chiaro il reale livello di stanchezza della popolazione, che è oggettivamente più veritiero delle “urla” e “minacce” costantemente proferite – ad esempio – sui social network. D’altronde, i social network hanno proprio lo scopo di far sfogare gli individui, mettendoli però nella condizione da un lato di ottenere quel quarto d’ora di virtuale – quanto sterile – incazzatura, e dall’altro di pensare in tal modo, di aver esercitato il proprio diritto al dissenso. In pratica, la gente si convince di aver fatto realmente ciò che una persona sana di mente farebbe di fronte alle continue vessazioni e negazioni di diritti che orditi dalle istituzioni ma poi, nella vita reale, sta a testa china e ubbidisce agli ordini del sistema. Geniale. Altro parametro particolarmente importante per comprendere lo stato reale di stanchezza dei cittadini di una nazione, è quello legato all’affidabilità dei servizi internet. Attualmente sul nostro pianeta abitano circa 7,3 miliardi di persone, circa tre miliardi sono connessi a Internet e, contemporaneamente, 3,7 miliardi di persone hanno una connessione internet sul cellulare. Sono dati importantissimi, se si pensa che se all’improvviso si negasse la connessione internet contemporaneamente su tutto il pianeta, ciò provocherebbe non soltanto un dramma individuale ma il blocco vero e proprio delle attività fondamentali che sono il carburante necessario a mantenere in piedi il sistema mondiale. Provate a pensare: attività lavorative bloccate in ogni ambito. Comunicazioni negate. Affari che sfumano. Banche che restano tagliate fuori dai mercati finanziari. Nessuna connessione corrisponde al blocco totale della vita sul pianeta terra, almeno in quelle parti di mondo in cui ogni cosa è ormai drasticamente possibile solo grazie alla connessione web. Riducendo l’attenzione al nostro paese, attualmente gli utenti internet attivi sono poco meno di 40 milioni (36,6 mln) con una permanenza media sul Web pari a 4,28 ore giornaliere per chi si connette tramite PC e Tablet. Tutto sarebbe nella norma e farebbe pensare che, a livello puramente informatico, l’Italia sta raggiungendo finalmente le altre nazioni cosiddette “sviluppate” civilmente e tecnologicamente. Non è così. A dare la mazzata su quello che doveva essere un progresso ma che si può tramutare in un processo di negazione delle comunicazioni globalmente utilizzate, sono proprio i gestori di telefonia e connessione ad Internet. Alzi la mano chi di voi non ha avuto o ha attualmente problemi col proprio gestore di servizi Web. Connessioni che crollano ogni tre minuti. Rallentamenti. Abbattimento dei mega previsti dal contratto stipulato. Mancanza quasi servizi utili a risolvere le problematiche tecniche ed amministrative della clientela. Call center decentrati spesso nei paesi dell’Est con operatori che hanno il solo dover di rispondere alla chiamata per far passare minuti e minuti su numerazioni a pagamento e che molto spesso non parlano la nostra lingua. Giornate intere perse nella speranza che qualcuno risolva il tuo problema mentre il tuo lavoro va a puttane e anche quello spazio virtuale che ti concedi per passare un poco di tempo, visto che hanno schiaffato in testa a miliardi di persone che esisti solo se sei connesso. E’ un poco come il tema della casa di proprietà. Prima ti infilano nella zucca che non puoi vivere senza essere proprietario di – almeno! – un appartamento, poi fanno si che l’appartamento di proprietà divenga il tuo incubo peggiore, gravato di tasse e imposte assurde e a rischio espropriazione. Geniali, ripeto. La particolarità in tutto ciò e tornando all’inizio del discorso, è il livello di pazienza e capacità a incassare queste vere e proprie pressioni psicologiche su tematiche tanto importanti per la vita quotidiana. Se un tempo il livello di civiltà di un paese si misurava da come la popolazione trattava gli animali, citando Ghandi, oggi possiamo dire che, il livello di civiltà di un paese si misura da come vengono trattati i cittadini persino quando assumono la parte del cliente. L’equazione attuale è: a cliente incazzato non corrisponde più la formula “il cliente ha sempre ragione” bensì “Zitto, paga e non rompere i coglioni. Click”! La cosa paradossale è che, anche di fronte a tutto ciò, e cioè la negazione del servizio per cui si paga un’azienda privata, il cittadino-cliente non si ribella adeguatamente. Rimostranze sui profili aziendali sui social, qualche urlaccio all’operatore romeno o albanese che se la ride mentre il contatore dei minuti gira e il tuo credito telefonico scala vertiginosamente, qualche minaccia mai concretizzata. Più di tanto il cittadino-cliente non fa anche quando arriva la fattura dei servizi di cui non si è usufruito. Il “bravo” italiano paga. Grugnendo, ma paga. In attesa e “nella speranza” che tutto si aggiusti, prima o poi. Insomma: sembra che ormai sia in atto una sorta di pandemica riduzione della capacità a ribellarsi contro le ingiustizie. Siano esse sociali o commerciali, poco importa. Tutto concorre a creare popolazioni incapaci di ottenere ciò che è giusto. In qualche modo, è un sistema che è riuscito a distruggere la sacralità dell’aver ragione quando la ragione è dalla nostra parte. Essersi abituati a questo criterio, è la più grande vittoria di un sistema politico ed economico che riesce a utilizzare qualsiasi dato utile a comprendere la capacità di accettazione dell’assurdo da parte d’intere popolazioni. ©Tutti i diritti riservati. La diffusione è concessa esclusivamente indicando chiaramente il nome dell'autore e il link che riporta a questa pagina |
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Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/11/2024 15:38:26 |
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