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Per garantirsi a vita una buona salute, sarebbe necessario poter evitare come la peste di avere necessità di assumere farmaci o di farsi curare in un ospedale o in una clinica. Può sembrare un’affermazione paradossale, ma non lo è. E’ ovvio che le cure siano necessarie, come è ovvio che molte patologie vengano debellate grazie all'esistenza di ospedali e cliniche, ma il discorso è più complesso di quanto si pensi. Da anni sono impegnata nella realizzazione di articoli che approfondiscono la realtà che ruota intorno alle industrie farmaceutiche e al sistema sanitario nazionale. E’ persino banale dover costantemente chiarire che le industrie farmaceutiche guadagnano in virtù del fatto che esistono malattie e malati. Il loro core business è vendere farmaci e non salvaguardare la salute delle persone. Ogni anno il giro di affari delle case farmaceutiche ha volumi economici impressionanti, secondi solo a quelli del settore petrolifero. La diffusione di farmaci di ogni genere è sempre sostenuta da grandi campagne pubblicitarie che fanno emergere solo le peculiarità positive di ogni farmaco ma non informano sui – tanti – effetti negativi sull’organismo. Si presentano i farmaci in maniera accattivante, così da persuadere la gente che l’effetto finale è molto più interessante degli effetti secondari. Avere un mondo di malati da curare è l’obiettivo primario di Big Pharma, com’è chiamata la lobby farmaceutica internazionale, e la cosa aberrante è che stanno centrando l’obiettivo. Al di là di qualsiasi considerazione sull’utilizzo di farmaci in presenza di patologie, in molti casi – in special modo per i farmaci da banco, quelli per cui non è necessaria la ricetta medica – si inducono le persone a convincersi che quel prodotto è “miracoloso” per sconfiggere mali minori come una rinite o un mal di denti. Si rifletta sul fatto che milioni di persone ogni giorno, acquistano proprio quel tipo di farmaco nella convinzione di aver risolto un problema. Nel caso delle riniti, che come sintomo presentano il disturbo del naso chiuso, sono milioni le persone che diventano letteralmente dipendenti dai decongestionanti nasali, dal momento che il loro utilizzo specialmente se prolungato, crea proprio una dipendenza dal prodotto. Inoltre, nessuno informa massivamente e mediaticamente le popolazioni sugli effetti collatrali, spesso mortali, che i farmaci possono avere sugli esseri umani. Pur leggendo attentamente i bugiardini che si trovano allinterno di ogno farmaco, un paziente si fida della prescrizione fatta dal proprio medico. La corsa non è verso la ricerca e lo sviluppo di nuove molecole che milgiorino in sicurezza quelle precedenti, ma verso la conservazione dei diritti di distribuzione dei prodotti coperti da brevetti sempre più blindati. La storia dei farmaci generici è la conferma assoluta di quanto appena espresso: le case farmaceutiche, pur di continuare a distribuire i farmaci “griffati”, arrivano a pagare milioni di euro ogni anno alle case farmaceutiche che avrebbero diritto di distribuire i farmaci generici e questo per prolungare la vita commerciale di farmaci a costo più alto. In ogni caso, quando viene liberata la vendita di un generico, a causa della scadenza di un brevetto, questo non viene commercializzato al giusto prezzo di mercato, pochi euro, ma con un abbattimento del costo - rispetto al farmaco originale - di massimo il 20%. Ciò garantisce la continuazione della vendita del farmaco originale senza che esso subisca un arresto nella distribuzione. Dietro ogni farmaco poi, c’è un sistema complesso ma molto ben oleato. Ogni volta che il vostro medico di fiducia vi prescrive un dato farmaco, voi non pensate a ciò che è accaduto per far si che vi prescriva esattamente quel farmaco. In pratica, le aziende farmaceutiche mandano in giro per studi medici e ospedali i loro informatori scientifici che, per alimentare la vendita dei loro prodotti, gareggiano per offrire ai medici regali di diverso livello: viaggi, orologi, gadget e varie. Non basta, perché spesso è garantita al medico una percentuale per ogni ricetta fornita ai pazienti. A sua volta, l’industria farmaceutica è garante di se stessa, dal momento che non esistono entità super partes che verifichino l’attendibilità degli studi e delle ricerche che portano alla realizzazione di un farmaco, e partendo da questo presupposto, è chiaro come sia impossibile controllare realisticamente l’efficacia di un prodotto e ancor più, la sua sicurezza. A capo di tutto a livello internazionale c’è l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che dovrebbe essere il polo centrale di garanzia sui farmaci per tutti i cittadini del mondo che però è anch’essa controllata dalle stesse case farmaceutiche, che impongono persino i metodi di diffusione dei farmaci e decidono le molteplici forme di pubblicità legate ai loro prodotti. In diversi casi, a farmaci di vecchia data viene in qualche modo rifatto il look cambiando colore alle compresse e definendo una nuova grafica alla confezione, dopodiché sono immessi sul mercato a prezzi più alti del prodotto conosciuto. Queste operazioni di restyling viaggiano pericolosamente sul filo della truffa. Ovviamente, non essendoci normative relative al senso morale cui le case farmaceutiche dovrebbero attenersi, ecco che tutto gli viene reso possibile. Per quanto riguarda invece ospedali e cliniche, l’allarme deriva dall’abitudine - sempre più estesa - di utilizzare sui pazienti farmaci in fase di test1 e senza che essi ne siano preventivamente informati. In pratica, le case farmaceutiche chiedono che i loro farmaci siano sperimentati sugli esseri umani e senza chiedere loro il necessario consenso informato. Ovviamente, il “favore” chiesto ai primari degli ospedali, viene generosamente ricambiato. Accade quindi che in alcuni casi, pazienti ignari siano sottoposti a sperimentazioni con farmaci di cui non si conoscono bene gli effetti, e che a volte portano alla morte. In tutto ciò, un giro di miliardi fra fatturati annuali, regalie a medici di base e primari di ospedali e cliniche, blocco della distribuzione dei farmaci generici e negazione della corretta informazione che dovrebbe essere il fondamento etico specialmente quando si tratta della salute e della vita delle persone. Purtroppo, viviamo in un mondo in cui la parola “denaro” è - di gran lunga - prioritaria rispetto alla parola “essere umano”. Di conseguenza, nessuno di noi avrà mai la certezza di essere curato per quell’ideale di sostegno al diritto alla vita che Ippocrate aveva immaginato nel suo giuramento. ©Tutti i diritti riservati. La diffusione è concessa esclusivamente indicando chiaramente il nome dell'autore e il link che riporta a questa pagina |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/11/2024 17:14:39 |
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