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Bufera sul ministro Lupi, arrestato Ettore Incalza

Bufera sul ministro Lupi, arrestato Ettore Incalza
Autore: Teresa.Corrado - Redazione Cronaca
Data: 17/03/2015

È bufera all'interno della maggioranza di governo e del Ministero delle Infrastrutture per le nuove indagini su appalti truccati, "bustarelle", "regali", per la gestione delle opere più importanti d'Italia. Il maggior indagato è Ettore Incalza, già capo della Struttura tecnica di missione al ministero delle infrastrutture e ritenuto dalle indagini il capo della "cupola" di questo sistema. L'uomo infatti, è stato arrestato, insieme a lui l'imprenditore Stefano Perotti. Ma nelle maglie dei pubblici ministeri sono finite anche altre cinquanta persone, che hanno ricevuto avvisi di garanzia. Tra i nomi spunta quello di Luca Lupi, figlio del Ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, che manteneva rapporti con i due arrestati e che avrebbe richiesto un lavoro per il figlio. Questo, però, smentito dallo stesso ministro che ha dichiarato di non aver nulla a che fare con le tangenti sulle Grandi Opere italiane. Una frase tra i due (Lupi e Incalza), pubblicata da Repubblica, apre un interrogativo: "per te faccio cadere il governo", mentre il figlio riceveva Rolex, vestiti sartoriali e lavoro. Il Ministro per ora non appare nel registro degli indagati, ma siamo solo all'inizio dell'inchiesta.

Le indagini, per altro nell'aria dopo le intercettazioni su Expo Milano, evidenziano il potere che la gestione di Incalza aveva su chi doveva prendere gli appalti e chi no, sul blocco o avvio dei lavori, tenendo sempre le mani ben ferme sulla politica, dove lo stesso Incalza riusciva a sistemare uomini suoi che pilotavano leggi e decreti, tutti a favore delle sue opere. Una pentola saltata che parla di appalti pubblici in tutta Italia, Tav, Expo Milano, autostrade, fra cui la famigerata Salerno - Reggio Calabria, e tante altre. Tutte avviate e gestite con tangenti milionarie che finivano nelle tasche dei capi della cricca. I pm hanno conteggiato che nei dieci anni di attività dell'organizzazione criminale, ha ricevuto lavori per 25 miliardi di euro, e tutti aumentavano di spese una volta cominciati.

Ai domiciliari sono finiti in molti, tra i nomi più in vista, i due collaboratori di Incalzi, gli imprenditori Francesco Cavallo e Sandro Pacella. Ma molti sono quelli che sono indagati ma non raggiunti da misure cautelari, ma con incarichi ai ministeri, figurano gli ex sottosegretari ai trasporti Rocco Girlanda e Antonio Bargone, l'ex deputato Stefano Saglia entrato poi nel cd di Terna, l'ex manager di Expo Antonio Acerbo, l'ex presidente del gruppo Ppe Vito Bonsignore. Insomma, una "cricca" che aveva tra le mani ingenti finanziamenti pubblici e che gestiva milioni di euro a piacimento, grazie all'aiuto di politici.

La corruzione, ormai un fatto normale nella politica ed economia del paese, sembra non lasciare spazi ad alternative lecite. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli con parole dure che esprimono la determinazione dei giudici di non riuscire ad ottenere l'appoggio dello Stato nemmeno per le leggi: "Uno Stato che funzioni dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo di legalità", ma in Italia è avvenuto il contrario. Come esposto più volte anche da esponenti del Pd, la democrazia italiana "deve" essere garantista. Non a caso da Tangentopoli in poi, negli anni, sono stati depenalizzati i reati di falso in bilancio del 2002 e nel 2005 si è ridotta la prescrizione, tutte leggi che hanno dato avvio al diffondersi dell'illegalità. Non a caso sono molte le inchieste che finiscono in prescrizione e che vedono gli imputati di questa inchiesta, fra i protagonisti.

Molti sono i nomi e i legami con Ncd e Angelino Alfano, ma anche con Cl e altre espressioni politiche e sociali che hanno cominciato ad occuparsi di economia e quindi a guadagnare in maniera illecita.

Il gip per le indagini ha anche sottolineato che Incalza ha ricevuto e quindi ricoperto lo stesso incarico "da ogni compagine governativa che si è succeduta negli anni" riuscendo, in questo caso, a dirigere "ogni grande opera, predisponendo le bozze della legge obiettivo e individuando di anno in anno quelle da finanziare e quelle da bloccare".

Un giro che non permette ad alcuno di salvarsi, ma che vede nel ministro Lupi il politico con la più alta carica all'interno dell'inchiesta, soprattutto basandosi sulle intercettazioni dei pm. Certo, in un paese democratico e civile, per fatti ancor minori, un politico si sarebbe dimesso, ma si sa, siamo in Italia e la corruzione è parte del sistema.




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