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È di otto morti il bilancio dell'assalto all'hotel Corinthia di Tripoli di cui tre sono agenti. L'assalto, messo in atto da un gruppo di jihadisti, che hanno attaccato l'hotel di lusso di Tripoli, dove risiedono i "diplomatici esteri". Il gruppo armato, dopo essere penetrato nell'albergo, ha preso in ostaggio alcune persone filippine tenendole sotto tiro per lungo tempo. Intanto le forze di sicurezza evacuavano tutti gli altri alberghi della capitale libica. Il commando, dopo aver fatto esplodere un'auto nel parcheggio dell'hotel, è entrato nella hall sparando, quindi si è asserragliato al ventiseiesimo piano insieme agli ostaggi, poi rilasciati. Le trattative sono andate avanti per alcune ore, ma quando i terroristi si sono resi conto di non avere scampo, hanno deciso di farsi esplodere con le cariche che avevano portato con loro. Nella detonazione sono morti cinque ostaggi e tre uomini delle forze di sicurezza, oltre ai terroristi, uno di loro, che si è salvato, è stato arrestato dalla polizia. Tra le vittime dell'attentato figura anche un uomo di nazionalità americana. Nell'obiettivo del commando, il premier del governo parallelo libico autoproclamatosi a Tripoli, Omar al Hassi, che però non era nell'albergo, fuggito immediatamente da un'uscita di posteriore, appena cominciato l'attacco. Oltre a l'uomo politico, in albergo c'erano molti stranieri europei e turchi, tra cui alcuni italiani che non sono stati coinvolti nell'attacco. A rivendicare l'attacco è stato l'Isis, come vendetta per la morte di Al Libi, uno dei capi di Al Qaida e mente degli attentati alle ambasciate americane in Africa degli anni '90. L'uomo è stato ucciso il 3 gennaio. Tripoli è ormai una capitale che non trova pace e che resta alla mercè dei gruppi jihadisti, come le tante città mediorientali che stanno vivendo l'avanzata dell'Isis. L'odio fra popoli e soprattutto contro gli occidentali che vi risiedono per motivi di lavoro o di residenza. L'hotel, di proprietà maltese, ha costretto il governo de la Valletta ad attivare una unità di crisi. Il ministro degli Esteri italiani Paolo Gentiloni, ha affermato che "L'attentato è un tentativo di boicottare, danneggiare e influenzare negativamente gli sforzi in corso a Ginevra per riconciliare le parti in conflitto in Libia". L'evento ha solo confermato la pericolosità della regione che resta ad alto rischio, anche se, per ammissione dello stesso ministro, la situazione è monitorata costantemente. Secondo un rapporto dello Stato islamico, ripreso dai media libici, l'Isis punta a sfruttare l'immigrazione per arrivare in Europa "Se riusciremo a sfruttare questo canale, la situazione in questi Paesi si trasformerà in un inferno", va sottolineato che la veridicità del rapporto non è verificabile. Intanto le milizie dell'Isis che hanno prigioniero Kenji Goto Jogo, hanno dato un altro ultimatum al governo nipponico per il rilascio dell'uomo. In cambio è stata richiesta la liberazione di una ex kamikaze, Sajida al-Rishawi, soprannominata la "vedova nera" rinchiusa in Giordania. Nella trattativa è apparso anche il pilota giordano per il quale si è richiesta la liberazione dell'ex consigliere del leader di al Qaida Ziad al-Karboli in Iraq, detenuto in Giordania dal 2008, con l'accusa di aver ucciso un cittadino di Amman. Adesso tutto è nelle mani del governo giordano, che deve decidere se lasciar andare i due prigionieri. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 10:28:26 |
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