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L’Italia è una Repubblica a regime Democratico. Sulla carta. Concretamente, non esiste traccia di democrazia in una nazione che da anni espropria i cittadini di diritti. Diritti ora legati al lavoro ora alle condizioni economiche. L’espropriazione dei diritti civili passa per molte strade. Si comincia con il limare l’opportunità di lavorare attraverso azioni governative mirate a far chiudere il più alto numero di imprese ed attività commerciali, e si finisce per ridurre i “fortunati” lavoratori ad accettare incondizionatamente condizioni contrattuali che tolgono garanzie. Potremmo parlare per giorni di come Marchionne incise profondamente nella realizzazione di questo furto dei diritti nei confronti degli operaio Fiat, costringendoli ad accettare condizioni lavorative al limite della schiavitù, per giungere alla melmosa diatriba sulla cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Tutto è pensato e realizzato per far si che alla popolazione vengano espropriati diritti conquistati spesso con lotte civili che, in altre epoche, hanno avuto la capacità e la forza di cambiare un sistema a vantaggio della classe media. Condizioni che, in un breve lasso di tempo, si è riusciti a ridurre negli ultimi anni, grazie alla sempiterna scusa della crisi economica, nazionale e globale. Se a ciò si aggiunge la non rivalutazione di stipendi e pensioni e il selvaggio aumento della pressione fiscale, eccoci giunti alla fine di un percorso chiaro voluto dalla politica nostrana di qualsivoglia colore: la popolazione non ha più alcuna voce in capitolo. Aggiungiamo anche una spolveratina di mancato diritto al voto, ed eccoci giunti nel paese a più alto indice di negazione dei diritti civili oltre che di corruzione. Una situazione molto simile a quella che si verificò in Argentina fra gli anni ’70 e ’90. E se in Argentina la pesante crisi economica ai danni della popolazione iniziò a causa dell’alternanza dei regimi militari e pseudo regimi democratici, nel nostro paese è bastato che la politica si alleasse compatta col fine di sconfiggere la popolazione di classe media, un regime dittatoriale mascherato da liberismo e democrazia, con risultati forse maggiormente devastanti dal momento che non viene dato modo alla popolazione di rendersi conto dell’inghippo. Comprendo che accettare il fatto che la nostra politica possa davvero lavorare contro la popolazione risulti inaccettabile ai più, ma se non si prende atto di ciò che sta accadendo, il risultato finale sarà ben peggiore dei fatti che stiamo tutti subendo. Per comprendere dove si potrebbe arrivare, basta leggere la proposta presentata nel 2011 dall’ex Ragioniere generale di Stato Andrea Monorchio, che propose nel 2011 di ipotecare tutti gli immobili degli italiani per una percentuale sul valore catastale pari al 10%. Un “prestito” per risanare il debito pubblico. Della proposta fu anche redatto un disegno di Legge, ma la notizia non venne diffusa dai mezzi di Stampa nazionali così che pochi ebbero modo di venirne a conoscenza. Qui potete leggere ciò che pubblicò l’Ansa in merito Sul debito pubblico poi, potremmo dibattere a lungo: in qualità di cittadini non contribuiamo a formarlo ma cresce esponenzialmente in virtù dei costi proibitivi della gestione nazionale, oltre all’indebitamento realizzato con altre nazioni il cui peso viene alimentato dagli altissimi interessi che su di esso vengono contabilizzati. Pochi sano inoltre, che nel calderone del debito pubblico, vanno a confluire debiti di imprese partecipate che, fatte fallire, invece di trovarsi nei guai possono fare una sorta di “pari e patta” col sistema fiscale nazionale e con gli eventuali fornitori. Ancora tutto ciò non basta: chiediamoci la motivazione per cui – ad esempio – il governo abbia sentito l'esigenza di depenalizzare molto reati contro la persona. Ben 112 articoli dedicati alla depenalizzazione di reati fra i quali troviamo l’incesto, il traffico di animali dall’estero, l’occultamento di cadavere, il mancato soccorso in caso d’incidente stradale, l’abuso d’ufficio o le percosse. Per avere il quadro completo di ciò che scrivo, vi basta accedere a questo link dove troverete la lista di tutti i reati depenalizzati e relativo articolo di codice penale o civile. La legge è la 67/2014 approvata il 28 Aprile scorso. Trovate qui il testo ufficiale. Il governo avanza la scusa di voler “alleggerire il sistema giudiziario”. Palesemente, si alleggerisce la possibilità che l’onesto cittadino abbia salvo il diritto a essere protetto da atti delinquenziali di vario genere e di vedersi riconosciuto il diritto universale che ad atto illegale corrisponda la giusta pena. Appare evidente quindi, come all’atto pratico tutto ciò che interessa alla politica sia unicamente l’espropriazione di diritti attraverso tutte le forme possibili e la cui contropartita sono misure sempre più pressanti in ordine di tasse e imposte e di riduzione della sicurezza e della dignità: non dimentichiamo che l’attuale governo ha appena ottenuto la fiducia sulla Legge di Stabilità e uno degli articoli approvati parla di aumento dell’i.v.a fino al 25,5% entro il 2018 con quella clausola di salvaguardia che conferma, semmai ce ne fosse necessità, che abbiamo poche speranze che ciò non accada. La clausola in questione, già più volte modificata negli anni, rende possibile l’aumento dell’i.v.a. nel caso in cui non si riesca a raggiungere gli importi fissati dal governo nella Legge di stabilità. Poiché sono le dichiarazioni di governo a decidere le sorti del paese, abbiamo buone possibilità che l’aliquota lieviti forse in tempi assai più rapidi, al di la del fatto che le risorse economiche stabilite vengano effettivamente riscontate. Chi controlla cosa? Chi da garanzia che ciò che viene detto sia effettivamente ciò che accade nella realtà? Chi controlla la gestione economica del paese? Non certo il cittadino comune, ergo… In uno scenario del genere, appare incomprensibile come la cittadinanza trascorra il suo tempo bestemmiando contro il sistema ma non operando alcuna azione collettiva concreta. Non parlo certamente di azioni violente, ma di azioni che diano un chiaro segnale alla politica che il popolo no, non ci sta a farsi uccidere sull’altare sacrificale dei privilegi ai pochi intimi delle caste e sotto caste. Se davvero volessimo, potremmo fare molto. Potremmo ad esempio iniziare ad avere un dialogo diretto con la politica, che non comprenda intermediari di partito che da troppo tempo impiegano la loro posizione al solo scopo di contribuire alla distruzione dei diritti civili della popolazione. Purtroppo, vuoi la carenza di cultura politica ed economica, vuoi la scarsa propensione all’azione diretta che alberga nel DNA nazionale, nessuno ha intenzione di prendere parte attiva al cambiamento e si continua a consentire tutto ciò che di peggio un popolo possa temere. Mi chiedo spesso: possibile che piuttosto che cambiare si accetti che tutto vada in rovina? A quanto pare la risposta è: si.
Leggi: La crisi economica in Argentina |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/11/2024 06:32:04 |
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