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Marco Bernardi porta in scena al Teatro Quirino di Roma un testo intenso di Luigi Pirandello “La vita che ti diedi” interpretato da Patrizia Milani. Pirandello lo scrisse nel 1923 per Eleonora Duse, ma la grande attrice italiana non riuscì a interpretarlo perché morì nella tournèe a Pittsburg nell’aprile del 1924. Il testo, che secondo alcune descrizioni dello stesso autore, rappresenta “la cosa più alta e più pura” che la sua fantasia abbia partorito, racconta della più alta tragedia che può colpire una madre: la morte del proprio figlio. Tutto ruota intorno al “lucido delirio” della madre che non accetta la morte del figlio. Un figlio che aveva abbandonato tutto per seguire il suo amore e che ritorna a casa dopo sette anni perché malato e desideroso di morire proprio nella casa che lo ha visto crescere. La madre non accetta questa morte per lei inspiegabile e sopraggiunta dopo anni di lontananza e convince tutti che suo figlio è vivo, è ancora lì nella sua stanza. Il dolore di Donna Anna, si intreccia con quello di Lucia Maubel, l’amante, la donna per la quale il figlio era partito, che ha abbandonato il marito e i due figli e che è tornata incinta. La morte e il dolore accomunano queste donne che devono prendere atto della realtà. Il contrasto tra sogno, illusione e realtà, sempre al centro del teatro pirandelliano e base sperimentale della sua opera, si rispecchia sempre presente nell’animo umano. I sentimenti e le realtà che ci circondano non sempre rispecchiano i desideri. Il testo forse mai tanto attuale e comprensibile, come adesso, si ripropone in una versione che, secondo il regista, ha voluto “rispettare e esaltare questo contrasto tra realismo e metafisica” affidandosi all’interpretazione di Patrizia Milani, nel ruolo della protagonista, Donna Anna. Come descritto dallo stesso regista, “un ragionare disperato e ossessivo sulla vita e sulla morte, sui ricordi, i sogni, le illusioni andate in frantumi: uno dei personaggi femminili più intensi di tutto il repertorio pirandelliano”. Questo realismo che si rispecchia anche nella scenografia di Gisbert Jaekel così ben riuscita di quella che è la casa di Donna Anna, dove appare solo la porta attraverso la quale si può entrare nella stanza del figlio. Un intreccio di personaggi che si ritrovano a potersi muovere tra il bianco, a volte quasi accecante delle pareti che li circondano, mentre un’accurata scelta di luci permette il trascorrere delle ore, dei giorni, della storia. Sulla scena una bravissima Patrizia Milani che incarna il delirio della madre e il dolore che trasporta tutti nella sua realtà illusoria, affiancata da un’altrettanto incantevole interpretazione di Irene Villa, nel ruolo dell’amante. Con loro in scena anche Giovanna Rossi, Gianna Coletti, Carlo Simoni, Karoline Comarella, Paolo Grossi, Sandra Mangini e Riccardo Zini che ne accompagnano la drammaticità in una interpretazione corale ben riuscita. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 09:56:01 |
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