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Sarebbe un fascetta di plastica, simile a quella utilizzata dagli elettricisti, l’arma del delitto del piccolo Loris Stival, morto il 29 Novembre scorso. Dove è stato ucciso però rimane ancora un mistero. Il cadavere del piccolo è stato ritrovato nel fosso del Mulino Vecchio a Santa Croce Camerina. Ad insospettire gli inquirenti però sarebbero le incongruenze nel racconto della madre, Veronica Panarello. Dalle varie versioni date, ce ne sarebbero tre: la prima sarebbe la distanza dalla scuola dove sarebbe stato lasciato Loris, la seconda sarebbe relativa alla sua presenza o meno al corso di cucina e la terza sarebbe il sacchetto di spazzatura (mai menzionato nelle precedenti deposizioni) che sarebbe stato buttato probabilmente, secondo gli inquirenti, sulla strada del Mulino. Il corso di cucina si tiene al Castello di Donnafugata, dove la donna, a detta dei testimoni, quella mattina sarebbe arrivata agitata ma serena. “Scusate il ritardo, ho avuto problemi” avrebbe detto non appena entrata. Secondo gli inquirenti una giustificazione non richiesta, anche perché l’arrivo degli iscritti sarebbe prevista per le 10 e la donna si sarebbe presentata qualche minuto più tardi. “Quel giorno era pienissimo - racconta Giuseppe, il titolare - ci saranno state una novantina di persone, più del previsto, tanto che alcune sono dovute andare via. Proprio per questo non mi ricordo di aver visto Veronica.” La donna però c’era perché il suo nome compare nell’elenco dei partecipanti. L’autopsia sul corpo del piccolo mostra inoltre una presenza di graffi sul collo e sul viso di Loris, probabilmente causati da una forbice utilizzata per tagliare il laccio di plastica. Quindi il bambino è morto sì per “asfissia da strangolamento” ma cambia il modo in cui è stato ucciso: non più a mani nude ma attraverso questa fascetta. Per capire meglio la situazione, i Carabinieri hanno ripercorso insieme alla madre la strada fatta quella mattina con la sua polo nera, passando dalla scuola del bambino fino al corso di cucina per poi giungere a casa. “La mia assistita ha partecipato a una verifica come persona informata dei fatti, non è assolutamente indagata ed è tornata a casa. Nel Processo Penale le cose presunte non esistono, ci vogliono certezze!” ha dichiarato l'avvocato della famiglia Francesco Villardita. Alla luce dei nuovi elementi, gli unici oggetti del bambino non ancora ritrovati sarebbero le mutandine e lo zainetto blu con le stringe gialle. Nel paese sono tutti sconvolti. Nessuno si sarebbe mai aspettato una tragedia del genere e tutti chiedono la verità. Continuano le indagini per scoprire quale mostro ha portato via l’innocente vita del piccolo Loris. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/12/2024 03:11:49 |
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