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Ebola: non esiste un vaccino perche' (ancora) non conviene produrlo

Ebola: non esiste un vaccino perche' (ancora) non conviene produrlo
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 10/11/2014

 

Da circa 40 anni Ebola è conosciuto da una certa parte di mondo. E’ quel mondo di cui si parla solo quando qualche organizzazione umanitaria propone una raccolta fondi, quando uno Tzunami invade quei territori e genera migliaia di morti o quando escono documenti internazionali con dati che servono solo ad argomentare le differenze fra le cosiddette nazioni evolute e quel terzo mondo che sta li, come contenitore delle bassezze umane contrabbandate da solidarietà internazionale.

Per circa 40 anni le popolazioni del terzo mondo hanno avuto a che fare con Ebola. Ne sentivamo parlare? Macché. Eravamo troppo presi, noi ricchi occidentali, a farci prendere per il culo dalle “pandemie influenzali” pianificate dalle industrie farmaceutiche e dalle lobby economiche di mezzo mondo che dovevano costringerci ad acquistare vagonate di vaccini o pseudo tali, dal momento che si scoprì l’inganno dei vaccini allo squalene e di quanto guadagnasse Big Pharma, il mostruoso settore delle Case Farmaceutiche internazionali che di fatto domina buona parte delle esistenze umane.

Passato il periodo delle pseudo pandemie, degli scandali internazionali ad esse legati, dei miliardi accumulati con la pala dai soliti noti, hanno fatto passare un poco di tempo, giusto per far dimenticare alle popolazioni il raggiro cui erano state sottoposte.

Dopo un periodo probabilmente ritenuto appropriato per far si che la mente cancellasse o quasi le disgustose mire dei miliardari a capo delle case Farmaceutiche, ecco fare capolino il pericolosissimo virus dell’Ebola nel mondo occidentale, come se questa minaccia fosse cosa recente e di cui temere l’esistenza solo ora.

I fatti sono diversi. Ebola come si sa esiste da decenni ma per circa 40 anni è un virus rimasto confinato in un certo territorio del pianeta. Quello che muore di fame e di stenti. Quel territorio e quelle popolazioni che non hanno soldi per mangiare e curarsi, men che meno per comprare vaccini.

Il motivo per cui le case farmaceutiche non hanno sviluppato alcun tipo di cura per Ebola risiede proprio in questo: non hanno alcuna intenzione di fare ricerca e sviluppo per produrre farmaci per milioni di persone che abitano in aree così povere. Non gli conviene. Ecco perché ora chi opera a livello sanitario in quelle aree così colpite dal virus, stentano a poter curare efficacemente i malati: semplicemente, non hanno mezzi perché non esistono.

Diverso sarebbe il caso in cui Ebola si sviluppasse nei paesi occidentali, ricchi al punto giusto per una vendita copiosa di dosi di vaccino e farmaci per la cura. Il core business di ogni industria farmaceutica è vendere e non trovare il farmaco miracoloso che curi il male o tutti i mali.

Ora, alla luce di ciò che sta accadendo, e cioè il grido di allarme che tutti conosciamo e il panico scaturito dai primi casi di contagio pervenuti in occidente, i casi sono due: o gli accorati appelli da parte dell’OMS che per anni hanno chiesto di trovare soluzioni al problema sono finalmente stati ascoltati e presto quindi si avrà la tanto attesa cura, oppure si sta facendo in modo che lo spauracchio del contagio contagi talmente a livello psicologico il mondo occidentale, tanto da convincere le nazioni a sviluppare un piano di vaccinazione a tappeto così come accadde negli anni in cui le influenze “pandemiche” sortirono tale effetto.

Propendo per la seconda opzione, dal momento che Margaret Chen, segretario generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, ha ultimamente dichiarato ciò che sostengo: «Se i medici ora si sono trovati senza armi in mano è stato perché l'industria guidata dal profitto non ha investito in farmaci per mercati che non possono pagare. Per anni le nostre proteste e richiami sulla mancanza d’investimenti in vaccini e sistemi di cura nei paesi poveri sono caduti nel vuoto. Ma con il panico per l'epidemia di Ebola ora tutto il mondo può vederne le conseguenze. Negli ultimi mesi, sono stati sviluppati in tutta fretta diversi prototipi di vaccini e terapie contro Ebola, che erano stati lasciati nei cassetti finché il virus colpiva soltanto i paesi poveri»

Alla luce di queste dichiarazioni quindi, possiamo attenderci una grande campagna di diffusione del panico nel mondo occidentale che possa giungere a un livello di allarme tale da far si che le “generose” case farmaceutiche ci invadano di vaccini da acquistare. Attenzione poi a una cosa: alle case farmaceutiche, sono rimaste invendute milioni di dosi dei vaccini addizionati allo squalene che erano stati prodotti per combattere l’H1N1. Come possiamo essere certi che eventuali vaccini contro Ebola non saranno in realtà gli stessi rimasti invenduti e riproposti con una nuova veste? Quante persone al mondo effettuerebbero un controllo di laboratorio su un farmaco prima di farselo iniettare? Complottismo? Non sapete quanto vorrei che fosse una mia perversa visione delle cose…

Fra temere l’eventualità – che sembra remota – di contrarre il virus a casa nostra e temere i loschi disegni delle case farmaceutiche credo che dovremo per forza fare i conti con la seconda ipotesi, e temere stavolta che la vaccinazione possa essere imposta a tutti (ricordate i tentativi e le proposte avanzate per l’H1N1?) per decreto governativo.

Si salvi chi può…




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Data:10/08/2013
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