È l’Isis che fa sentire ancora la sua voce minacciando dirigenti e impiegati di Twitter. Il social che negli anni passati è stato utilizzato dagli stessi per incitare a rivolte e cambiamenti epocali nei propri paesi utilizzando proprio Twitter per comunicare con i propri sostenitori e raccontare quello che avveniva in diretta, adesso è preso di mira dai jihadisti.

Basti pensare alla primavera araba che ha portato nelle strade e nelle piazze di tanti paesi del mediterraneo giovani capaci di modificare gli attuali regimi, oppure alle donne arabe che hanno sfidato più volte i regimi estremisti nei quali vivono, postando video e foto di azioni di protesta isolate o comuni, mettendo a conoscenza l'intero mondo delle proprie azioni.

Ma se Twitter è stato un mezzo di comunicazione importante, l’Isis ha reso difficile la sua funzione. L’accusa che gli estremisti islamici rivolgono al social è che oscura i profili dei loro sostenitori. Ad annunciare le minacce ricevute in questi ultimi giorni è l’amministratore delegato Dick Costolo al New York Post, richiamando l’attenzione sugli account chiusi dal colosso. Il motivo è che affiliati utilizzano il microblogging per inviare messaggi e minacce, ma soprattutto per far girare in rete i video delle esecuzioni che vengono eseguite dai militari Isis, come quello del giornalista americano James Foley.

Costolo è stato chiaro, nel caso in cui Twitter viene utilizzato per scopri definiti dallo stesso delegato “nefasti” e contrari alle leggi di molti paesi, gli account verranno chiusi e il controllo è capillare e molto attivo. Dalle sue parole si evince anche la volontà di restare si libero passaggio per tutti, ma con regolamentazioni che devono essere rispettate in ogni caso.