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A Ferrara per i giorni dedicati all’Internazionale capita anche di incontrare Jumpha Lahiri, scrittrice e collaboratrice della rivista, per la quale ha redatto una sorta di racconto-diario sul suo rapporto con la lingua italiana. Premio Pulitzer di origine bengalese, vissuta negli Stati Uniti e da molti anni in Italia, Jumpha Lahiri ha iniziato lo studio faticosissimo della nostra lingua come un’avventurosa storia d’amore, fatta di promesse, aspettative e delusioni. “Dopo l’esperienza con l’Internazionale il mio italiano è ancora in via di miglioramento, non raggiungo mai l’obiettivo finale, mi trovo a rincorrere la perfezione senza mai ottenerla. In fondo – conclude Lahiri – preferisco la perfettibilità, che è un processo in continua evoluzione”. La incontriamo in due eventi svoltisi nella cittadina estense in questi giorni e il 4 ottobre alle 18 la ascoltiamo all’interno del pittoresco giardino di Palazzo Roverella per presentare, chiaramente in lingua italiana, il nuovo romanzo di Daria Bignardi L’Amore che ti meriti. Più che un’intervista, un colloquio sincero tra due donne che di letteratura sanno molto. Si parla del rapporto con la città che la Bignardi definisce complesso “ho riscoperto Ferrara – racconta la scrittrice – grazie al romanzo. L’ho sempre respirata ma mai pensata, ne ho visto la bellezza, elegante e non sfacciata, ma la davo per scontata e poi ne ho apprezzato profondamente il silenzio, perché, a parte questi giorni, è una città molto tranquilla”. Nel romanzo, incentrato sulla disgregazione della famiglia e sulla mancanza di amore che porta al dramma, sono tanti i riferimenti letterari, come fa notare sapientemente la Lahiri, specialmente a Giorgio Bassani che di questa terra è il più grande narratore. “Ho letto Bassani prima di scrivere – dice la Bignardi – e a lui mi sono ispirata forse per quanto riguarda il triangolo, quello dei due fratelli, Alma e Maio e Michela la fidanzata di Maio. I parallelismi sono tanti, come l’io narrante, il tema delle vite perdute, il gruppo di giovani, l’amore adolescenziale e il preludio alla tragedia”. Dall’eco di Bassani al rapporto madre figlia, che a Jumpha Lahiri sembra il nocciolo del romanzo, il passo è breve. “Alma è molto tesa dalla sua ferita dalla quale non riesce a guarire, invece Antonia è molto più leggera, più solida e meno appesantita – spiega la Bignardi – in realtà sono la stessa persona, l’alternanza di due aspetti appartenenti al medesimo individuo. Alma è poco matura, invece la figlia Antonia si dimostra molto protettiva, e riesce a non pagare il prezzo della colpa della madre”. La colpa e il caso sono gli ultimi due punti su cui Jumpha si concentra per terminare questa lunga conversazione con la Bignardi. “Sono partita proprio da una domanda – spiega la scrittrice – perché questa famiglia non reagisce e si disgrega? Che differenza c’è tra quelli che reagiscono e quelli che invece non riescono ad evitare la tragedia? Penso sia la mancanza di amore, e poi il caso o destino che serve a noi per diventare quello che siamo. Il caso ci mette alla prova e per questo ne abbiamo bisogno. In fondo – conclude - la mancanza di amore che Alma dimostra per il fratello amatissimo è il vero tema del libro, è il vero colpevole di tutta questa storia”. Tra i ringraziamenti e gli applausi, offerti con generosità da un pubblico acceso non solo alla Bignardi ma anche alla compiutezza e alla bravura di Jumpha Lahiri, si spenge il giorno per dare posto alla luce soffusa della notte, mentre le foglie d’autunno continuano a cadere nel parco del Palazzo e lentamente gli astanti si allontanano. Magia di Ferrara e del suo silenzio che senza impeto si riappropria delle sue mura e delle sue vie silenti. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:58:41 |
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