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Ferrara profuma. Di libri, di carta fotografica, di pellicola, di erba bagnata e di pane appena sfornato. Profuma sempre ma il suo sapore si intensifica soprattutto durante i giorni del Festival de l’Internazionale, quest’anno tra il 3 e il 5 Ottobre, giorni in cui si sono avvicendati incontri e proiezioni, presentazioni di libri e sfilate di saggisti, autori, scrittori e giornalisti, per parlare di informazione, immigrazione, novità letterarie e cinematografiche. Una vera e propria festa si dipana in queste tre giornate di piena, strade e vicoli invasi di gente da ogni parte del mondo, in fila per le entrate nei cinema, seduta sugli spalti per ascoltare le conferenze, nei teatri per catturare informazioni. L’info point di fronte al Castello Estense è gremito e soddisfa ogni richiesta. L’organizzazione capillare permette di usufruire di una wi-fi gratuita, prenotazione on-line last minute per alberghi e alloggi, facilitazioni sugli spostamenti e consigli pratici per mangiare e addentrarsi nelle locations adibite al Festival. Si concentra tutto nel piccolo centro della città Estense, e capita anche di ascoltare, di notte, un dj africano e molto progressista che spara musica reggae all’interno del cortile del Castello, facendo vibrare anche le placide acque del silente fossato. Antico e moderno che magnificamente si incontrano. Questo però è anche un luogo dove si scontrano culture, quando il Festival si addentra nei meandri del mondo clandestino fatto di vecchi cliché e mode anticonformiste, dove la nuova tolleranza tocca antiche remore. Allora la notte diventa il teatro ideale per proiezioni come Mafia Liquida, documentario disegnato e raccontato all’interno del Parco Massari, alle 22 del 4 ottobre, quando l’oscurità si ripopola di nottambuli e fantasmi. Come ombre si aggirano i turisti curiosi, mentre sullo schermo passa la performance di Vito Baroncini, prodotta da Cinemovel Foundation, tra cinema e lavagna luminosa, per raccontare la mafia attraverso le immagini di film come I Cento Passi, Il Padrino, Il Mafioso e Johnny Stecchino, nella cornice di uno schermo su cui forme e pensieri prendono misteriosamente vita. A pochi metri la fotografia che può ancora stupire con le proiezioni sul prato, con quell’ effetto in perenne movimento, di Francesco Giusti a cura di Clement Briend che narrano dei volti e delle storie dei migranti bangladesi in fuga dalla Libia, dal titolo In case of Loss. Numerose poi le iniziative per la promozione di libri di autori ormai noti al grande pubblico, come Juan Villoro intervistato da Christian Raimo, non solo sulla letteratura ma spaziando fino al pallone e alla politica, per dimostrare che la scrittura può miracolosamente collegare mondi e universi diversi e lontani. Infine, anche quest’anno, L’Internazionale non ha smentito la sua capacità di autopromuoversi, attraverso un incontro fruttuoso come quello di domenica 5 ottobre nella Sala Estense, per illustrare la nuova veste grafica che avrà il giornale tra breve, presentato da Giovanni de Mauro, Martina Recchiuti e via Skype Mark Porter, il grafico che lavora da un anno a questo progetto. Il Festival si è anche rivolto ai bambini, con laboratori fotografici dai 4 ai 12 anni, e al consumo intelligente con la collaborazione di Slow Food. Per finire, una serie di proiezioni come Pelo Malo, Surgelati e Days of Hope, per parlare di diversità, immigrazione e speranza. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:45:33 |
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