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Sei nella sezione Cultura   -> Categoria:  Arti figurative
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E’ accaduto il 26 Luglio nel piccolo centro di Fabriano, perla culturale del territorio marchigiano. Vittorio Sgarbi, ideatore e curatore della Mostra Da Giotto a Gentile, pittura e scultura a Fabriano fra due e trecento, ha inaugurato l’evento attivo fino al 30 Novembre, alla presenza di moltissimi appassionati, critici e dei rappresentanti della Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, che ha sovvenzionato con un milione e duecentomila euro tutto l’allestimento e l’organizzazione. Vittorio Sgarbi si è detto soddisfatto soprattutto per aver trovato un titolo appropriato. Gli avevano proposto un progetto incentrato sulla spiritualità nel duecento, al che il critico si è opposto dicendo “se avessimo scelto un titolo del genere, la gente sarebbe scappata”.
Nella sede prestigiosa della Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli”, la mostra prende il via da alcuni dei maggiori esponenti della pittura del duecento. Una guida eccellente, Walter, un decano della Pinacoteca, uno studioso che ha fatto di questi luoghi il suo tempio della ricerca, ci inoltra nel vorticoso percorso figurativo di quel tempo. Da Allegretto Nuzi a Giotto, dal Maestro di Campodonico ai pittori di Firenze a Gentile da Fabriano, la scelta delle opere è anche individuazione scrupolosa di ritrovamento e raccolta anche da altri poli museali delle Marche. Ciò che colpisce è la bellezza di alcune miniature, prime tra tutte i due “francobolli” di Giotto, voluti da Sgarbi, raffiguranti San Francesco e San Giovanni Battista.
Nelle opere del grande Maestro emerge lo studio iniziante della prospettiva, il realismo nella raffigurazione dei personaggi sulle scene, tutto sempre d’accordo con il forte sentimento religioso dell’epoca. Santi, Vergini, Crocefissioni sono le immagini più ricorrenti. Troviamo però alcuni particolari come la rifinitura delle stoffe che ci spiega la guida “sono la rappresentazione della moda dell’epoca, i tessuti pregiati, finemente decorati, con disegni stilizzati che tanto fanno pensare ad un Armani di oggi”.
A impressionare è l’attenzione posta soprattutto da Vittorio Sgarbi, su un artista finora sconosciuto, senza nome, autore degli affreschi della Badìa di Campodonico, appunto detto il Maestro di Campodonico. “Il maestro di Campodonico per la sua capacità di rappresentazione realistica – sottolinea Sgarbi – può essere paragonato a Giotto e ritenuto addirittura superiore a lui”. Una vera scoperta che qui a Fabriano viene resa nota al vasto pubblico di studiosi e critici. “Per il suo tratto e la versatilità nel raffigurare persone prese dal popolo – spiega Walter – la sua datazione era stata addirittura ipotizzata nel ‘400, ritenendolo un precursore di Caravaggio, solo più tardi è stato cronologicamente ritenuto contemporaneo di Allegretto Nuzi, con il quale ha sicuramente lavorato.
Colpiscono in lui – continua la guida – le esasperate espressioni emotive con un senso di grande tragedia e una commozione non trattenuta”. Periodo complesso e ricco di suggestioni, si arricchisce anche della pittura bizantina, come si nota da alcuni particolari tra cui gli occhi all’orientale di tante Vergini raffigurate nelle diverse opere esposte, presenti anche nell’immaginario di Gentile da Fabriano. Una seziona molto ampia, nell’ultima sala viene dedicata a questo esponente di cui ammiriamo Le Stimmate di San Francesco, La Crocifissione , La Madonna dell’Umiltà, raffigurata seduta per terra su un tappeto che come spiega Walter “non era disdicevole per l’epoca, come invece sarebbe adesso nella nostra cultura borghese”. Il Bambino che la Vergine tiene in braccio è in posizione riversa orizzontale e con gli occhi aperti, prefigurando la morte e la successiva resurrezione. In una sola immagine il grande genio riassume i capisaldi di una religiosità intrisa di simbolismo e allegoria.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:11:38 |
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