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Riforma del Senato a Palazzo Madama, poi 1000 giorni per cambiare l'Italia

Riforma del Senato a Palazzo Madama, poi 1000 giorni per cambiare l'Italia
Autore: Gabriele Santoro - Capo redattore
Data: 21/07/2014

 7800 emendamenti per 40 articoli, la riforma del Senato approda per la votazione proprio nella seconda Camera del Parlamento, prodromo ad un pacchetto di interventi che nell’ottica del Primo Ministro Renzi dovrà cambiare l’Italia nei prossimi 1000 giorni. Già perché le prospettive sono cambiate dai tre mesi inizialmente previsti dall’ex sindaco di Firenze, il piano è ora triennale e partirà, realisticamente, da settembre per chiudersi alla fine di maggio 2017.

L’obiettivo più urgente è però superare il sistema di bicameralismo perfetto, sintesi delle istanze di Democrazia Cristiana e Partito Comunista nella Costituente dell’immediato dopoguerra. Il testo prevede una riduzione dei senatori a 100 membri, eletti nella quasi totalità dai consigli regionali e nel numero di cinque nominati dal Capo dello Stato. Cambierebbero anche le funzioni, ridotte rispetto alle attuali, come ad esempio nell’impossibilità di votare la fiducia al Governo.

L’assoluzione di Berlusconi in secondo grado nell’ambito del processo Ruby sembra aver ridato nuova linfa a Forza Italia, pronta più che mai a rinsaldare il patto con il Pd per condurre il Governo nella strada delle riforme. Donato Bruno, senatore forzista, conferma “l’appoggio e i voti a una riforma che abbiamo voluto e che cercheremo insieme di migliorare”.

Il MoVimento Cinque Stelle dal canto suo prosegue sulle caute aperture alla maggioranza, dettate più che altro dalla recente euro-scoppola. I pentastellati hanno stilato una lista di sei punti che il Pd dovrà valutare positivamente per avere la collaborazione grillina, su Senato e riforma elettorale. Su tutti il no ad una Camera Alta di nominati e la reintroduzione delle preferenze, poi l’abolizione di soglie di sbarramento – o al massimo da portare all’1% - del premio di maggioranza, salvo meccanismi di garanzia costituzionale,  del doppio turno, accettabile solo per le amministrative ma non per le politiche, quindi esclusione dell’immunità parlamentare. E il Pd dovrà scegliere in fretta, perché “le riforme non possono più aspettare”, recita il blog di Grillo, dove Renzi appare raffigurato con il corpo di una lumaca.

Premier che ribatte sarcastico alle possibilità di dialogo offerte dal M5S, “oggi è giorno pari e ne hanno voglia”, dichiara riferendosi al comportamento ai limiti dello schizofrenico del movimento. Di ritorno dalla trasferta africana in Mozambico, Congo ed Angola, Renzi prova a spazzare via l’ostruzionismo, “chi lo fa mette un sasso sui binari. Noi con pazienza togliamo il sasso e facciamo ripartire quel treno, perché quel treno è l’Italia”.

Treno che dovrà fare tappa in diverse stazioni, già che l’ambizioso progetto del Premier andrà a toccare più ambiti cardine per “riportare l’Italia a fare l’Italia”. In primis una pubblica amministrazione ed una burocrazia più snelle, poi ritocchi in tema di fisco, welfare, lavoro, immigrazione. Ma la definizione dettagliata sarà svelata ragionevolmente al termine di agosto, comunque dopo le vacanze estive.

Le frecciate all’Europa Un’agenda che ad ogni modo non dovrà “essere dettata da un soggetto esterno. Non vogliamo inganni, rispettiamo le regole ma dobbiamo dire che o l’Europa cambia la direzione di marcia o non esiste possibilità di sviluppo e crescita. Non chiediamo di violare la regola del 3% (il tetto di deficit concesso rispetto al Pil, ndr) a differenza della Germania e della Francia nel 2003, ma come loro vogliamo smettere di vivere l’elenco di raccomandazioni come una lista della spesa che ci capita tra capo e collo. Se c’è un pacchetto di riforme credibili  le regole europee consentono, impongono di aiutare lo sforzo riformatore dei Paesi che vogliano stare nella dinamica di crescita e sviluppo”.

L’emergenza immigrazione Ma le critiche maggiori alle politiche europee sono in tema di immigrazione, con i continui sbarchi di migranti e richiedenti asilo e le troppe morti che conta il Mediterraneo. “Un’Europa che ci dice tutto su come pescare il tonno ma quando nel mare ci sono i cadaveri si volta dall’altra parte non è degna di chiamarsi Europa di civiltà. O accettiamo un destino e valori comuni o perdiamo il ruolo dell’Europa davanti a se stessa. Se di fronte alle tragedie dobbiamo sentirci dire ‘il problema non ci riguarda’, tenetevi la vostra moneta ma lasciateci i nostri valori”.

L’alternativa al renzismo Lega che, non poteva essere altrimenti, affibbia a Renzi e a politiche troppo morbide (a rigor di logica dovrebbe essere il contrario) il peso del dramma umano che continuamente si ripete nelle nostre acque – solo fino al 2013 erano stimate 6700 perdite in 10 anni. E da Padova il segretario Salvini lancia il Carroccio come unica alternativa al renzismo, al momento in corsa da solo pur senza  esclusione di alleanze future. Certo se poi dichiarazioni su aperture al Sud vengono prontamente bocciate dal senatùr Bossi, si capiscono la reale compattezza e potenzialità dello schieramento.

 




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