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Maresciallo abbandona la processione dopo l'inchino al boss del paese

Maresciallo abbandona la processione dopo l'inchino al boss del paese
Autore: Teresa Corrado - Vice Direttore
Data: 06/07/2014

A poco meno di due settimana dalla scomunica dei mafiosi, avvenuta con le parole di papa Francesco nella terra di Calabria, a Rossano, dinanzi a 200 mila persone, le cose sembrano restare ancora le stesse. Si apprende, grazie alla stampa, anche se la notizia è uscita con ritardo, che lunedì scorso il maresciallo dei Carabinieri Andrea Marino e due suoi uomini, hanno abbandonato la processione della Madonna delle Grazie che si stava svolgendo a Oppido Mamertina, paese in provincia di Reggio Calabria.

A far compiere il forte gesto da parte delle forze dell’ordine, l’inchino fatto fare alla statua della Madonna, di fronte alla casa del boss Giuseppe Mazzagatti, capo clan di 82 anni, condannato per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso, agli arresti domiciliari per motivi di salute. Il gesto, non inconsueto nelle cittadine dove le mafie hanno il loro potere e la loro sede, è stato definito un affronto allo Stato, ma anche una disobbedienza alle disposizioni dello stesso papa Francesco che aveva invitato la Chiesa a schierarsi con forza contro ogni forma di ingiustizia.

Invece, ad abbandonare la processione, è stato solo il maresciallo accompagnato dai suoi uomini, ma non lo ha seguito nessun politico o nessun membro della Chiesa. Eppure Marino aveva avvertito una certa inquietudine, forse aveva compreso che qualcosa di plateale sarebbe avvenuta. Per questo, prima dell’inizio della processione, aveva chiesto di evitare ogni gesto plateale in favore di chi va contro la legge.

La paura, il continuo servilismo, hanno invece avuto la meglio sulla giustizia, ed ecco che la processione è fermata sotto casa del boss, per poco meno di un minuto, per rendere omaggio a chi, negli anni passati, ha trasformato il paese in un campo di battaglia.

Oppido Mamertina, infatti, è stato sede di una dura faida che ha lasciato sulla strada cento morti ammazzati, prima che si raggiungesse un accordo su chi dovesse “governare” il paese e insieme, una gran fetta di territorio della ‘ndrangheta.

Monsignor Francesco Milito, vescovo di Oppimo-Palmi, ha immediatamente commentato l’accaduto, come un fatto grave, per il quale la Chiesa prenderà provvedimenti verso chi ha permesso che un gesto simile potesse accadere.

Un plauso al maresciallo Andrea Marino è arrivato anche da Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso il tribunale di Reggio Calabria, da vent’anni in lotta contro la ‘ndrangheta e conoscitore delle metodologie e dei rapporti tra mafia e chiesa cattolica, che sono sempre condannati a parole, ma nei fatti restano presenti.

Non è, infatti il solo accaduto negli anni. E’ di soli pochi mesi fa la notizia che un’altra processione, sempre in Calabria, era stata annullata perché la malavita era intervenuta nell’assegnazione dei nomi di chi avrebbe dovuto portare a spalla il santo di turno. Tradizioni che tardano a morire, mentre si continua a morire di mafia. 




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