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Dieci giorni. Tanto è durato il Mondiale dell’Italia. Dieci giorni in cui si è passati dall’euforia per la vittoria sull’Inghilterra nella notte a cavallo fra 14 e 15 giugno, al “tanto basta il pari con l’Uruguay” dopo lo 0-1 subito dalla Costa Rica, fino al brusco risveglio dell’81’ della sfida di ieri con i Sudamericani, quando la zuccata di Godin rimanda tutti a casa. Ci sarebbe molto da discutere, sulle colpe, fra allenatore, giocatori, preparatori atletici, perché no anche l’arbitro. Fatto sta che dopo la sbornia del 2006, l’Italia esce per la seconda volta al girone della Coppa del Mondo. Troppo poco per il blasone rappresentato. L’allenatore Prandelli lascia, il presidente della Federcalcio Abete lascia, sono i soliti scossoni da post-fallimento. Squadra costruita male? Giocatori arrivati stanchi o mentalmente svuotati? Forse qualche scelta sarebbe potuta essere diversa, solo guardando all’ultima partita non si capisce molto perché al posto di Balotelli sia stato rimpiazzato da un centrocampista, Parolo, e Immobile sia rimasto abbandonato a se stesso fra gli esperti difensori uruguagi, lui che pur avendo tutta la carriera davanti ha ancora solo nel Torino la sua esperienza migliore – però lo attende la Bundesliga con il Borussia Dortmund. L’Italia esce tutto sommato ingiustamente, non se si valuta il girone nel complesso ma relativamente all’ultima partita. È vero, perdere con la Costa Rica non è da grande squadra, ma per la differenza reti con l’Uruguay sarebbe bastato il pari. E per quanto poco si è visto da tutte e due le parti il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Praticamente nessun tiro in porta, Buffon deve sì fare un paio di interventi importanti, ma lo 0-0 sembrava scritto. Le uniche emozioni le ha regalate l’arbitro, il messicano Rodriguez, ed è sempre un male quando il direttore di gara diventa protagonista: quello bravo, si dice, non si nota. Al 59’ viene espulso Marchisio per un’entrata a martello. Rosso un po’ severo e un po’ che ci sta, la fede calcistica magari influenzerà il singolo osservatore. Il problema è quando il metro di giudizio non è costante. Poco prima del vantaggio sudamericano la punta della Celeste Suarez impazzisce per la terza volta in carriera – le prime due volte alla squadra di club, in Olanda ed Inghilterra – e stampa un morso sulla spalla di Chiellini. Cartellino rosso? Macchè, tutto regolare, nonostante il nostro difensore faccia vedere i segni dei denti, che Suarez peraltro continua a toccare dolorante – avrà incontrato l’osso oltre alla carne?. Che poi dopo poco l’Uruguay segni, in un’azione in cui Suarez è comunque ininfluente, aggiunge solo la beffa al danno. Nel 1970 alla vigilia del Mondiale messicano all’allenatore brasiliano Saldanha fu chiesto dai giornalisti inglesi se credeva che gli arbitri sudamericani in un torneo centroamericano avrebbero aiutato le Nazionali dell’area geografica, insinuandone la disonestà. La risposta di Saldanha fu da campione di dialettica – non era solo uomo di sport ma anche giornalista, scrittore e attivista politico – “se gli inglesi sono tanto onesti a cosa si deve la fama di Scotland Yard?”. A distanza di 44 anni e con molte innovazioni tecnologiche sembra tutto invariato, cultura del sospetto e paranoia sempre e comunque. Siparietti divertenti a parte, l’analisi del nostro mondiale non può che essere impietosa. In realtà è stato tutto il girone a deludere, la Costa Rica senza far vedere niente di particolare ha battuto avversari ben più quotati, Uruguay e Italia, pareggiando l’ultima inutile gara con l’Inghilterra, servita solo a ribadire il primato. Centroamericani che sembravano destinati ad essere vittima sacrificale, non hanno fatto altro che approfittare di squadre non all’altezza delle attese ed agli ottavi se la vedranno con la Grecia - partita non proprio per palati fini. All’Uruguay toccherà la Colombia, in un derby che al momento vede Cuadrado e compagni favoriti dopo le tre vittorie su tre nel gruppo C. Fallisce, al momento, il primo tentativo di ricambio generazionale tentato da Prandelli. Gli esperti non sempre sono andati alla grande, Balotelli dopo il gol vittoria all’Inghilterra si è eclissato, Pirlo è il solito trascinatore ma il clima umido e 35 anni sulle spalle pesano anche per lui. Buffon non ha tradito, ma la difesa sì. Gli inserimenti dei Paletta, Parolo, Immobile, Insigne non hanno inciso, solo Verratti si è dimostrato pronto per i grandi palcoscenici. Chi succederà alla guida tecnica avrà il suo bel da fare per ricompattare il gruppo con i giusti innesti e nuove motivazioni. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:54:34 |
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