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Presentato al Teatro Quirino di Roma, il giorno 10 Giugno alle 12, il programma della prossima stagione che vedrà in scena spettacoli di grandissima qualità. Coordinato dal direttore Artistico Geppy Gleijeses, in teatro erano presenti alcuni dei protagonisti come Alessandro Haber, Massimo Ghini, Giorgio Albertazzi. Gremita la sala di giornalisti, l’interesse per il teatro è ancora vivissimo. “In un periodo di crisi come questo – introduce Geppy Gleijeses – in cui l’economia altalenante fa saltare anche le compagnie teatrali, è necessario rilanciare l’attività con proposte sempre nuove ed avvincenti. E’ impellente coalizzarsi e affrontare un nuovo impegno, sperando che la Stagione percorra un momento sereno in questa incertezza”. Presente accanto a Gleijeses anche Rosario Coppolino “su questo palco ho anche recitato e per questo voglio condividere col pubblico di oggi la mia emozione. E’ bello continuare ad operare sulla scia di quello che fa Geppy, per questo come gruppo di amici oltre che colleghi siamo molto volenterosi nell’impegnarci in progetti di qualità”. Il ricordo dei grandi è onnipresente in occasioni come questa, il Teatro si nutre di innovazione e ricerca ma la memoria verso i maestri non smette mai di distillarsi in attimi di nostalgia. “Ricordo una frase di Eduardo De Filippo, il 15 settembre del 1984 – interviene Geppy Gleijeses – che diceva voglio vedere un teatro che cammina, che non si arrende, che procede con i giovani e con gli anziani come me”. Il Quirino negli ultimi anni si è ampliato con un Bistrot molto attivo e una biblioteca costantemente frequentata. La presentazione degli spettacoli prende il via da quello che viene chiamato Evento Speciale, Il Flauto Magico dell’Orchestra di Piazza Vittorio, con Leandro Piccioni, autore dell’opera musicale che considera una prova di freschezza entrata nelle corde dell’Orchestra e che per la prima volta viene accolta al Quirino. Con i suoi settemila abbonati, il Teatro di Vittorio Gassman dimostra ancora di avere una vitalità e una rigenerazione costante, muovendosi tra la tradizione e lo sguardo verso il nuovo. Un momento intenso di emozione quando Giorgio Albertazzi si è impossessato del microfono, rivolgendosi, dal basso della platea, al pubblico attento. Interpreterà per la prossima stagione Il Mercante di Venezia di William Shakespeare. “E’ il diciottesimo Shakespeare che faccio, non tanto per esperienza quanto per effetto dell’anagrafe – esordisce Albertazzi – è una cosa enorme ma il Mercante è un personaggio molto attuale, coinvolto nell’economia di cui si parla tanto oggi. Ora però stiamo vivendo una mutazione diremmo genetica, da trent’anni dico che il Teatro Stabile è morto ma nessuno ci crede. A chi dobbiamo chiedere di detassare il teatro? A Renzi?”. Albertazzi è un tornado inarrestabile. “Nella mia vita ho incassato guadagni esorbitanti – sorride – e ho speso tutto. Sono nato nudo e muoio nudo (risate in sala). La mia cameriera, da quarant’anni con me, mi ha detto ‘è proprio vero che tutto quel che comincia ha una fine’ e io le ho risposto ‘brava, chi l’ha detto?’, ‘lei, signore!’. E’ la nostra dannazione ma anche la fonte di felicità – Albertazzi segue il suo delirio filosofico – abbiamo una fine per questo proviamo felicità. Solo gli dei sono eterni e per questo non riescono ad essere felici, perché sono consapevoli di poter ripetere all’infinito. Siamo contenti che tutto finisca ma il teatro deve andare avanti. Picasso anche a 90 anni faceva centinaia di stampe in un mese. Voglio dare la forza di fare, inventare, uscire dallo standard”. Con un finale da star, Albertazzi si merita un applauso molto lungo “L’arte non da risposte, fa solo domande. Il Teatro crea, pensa, vive in un silenzio udibile. E’ come qualcosa che sta per essere ma ancora non è”. Si erano sbagliati, Albertazzi compiva 91 anni e non 90 come alcuni pensavano. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:15:11 |
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