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Le elezioni europee sono alle porte. L'uomo racconta. «È partito il mercato, anche questa volta». Voti comprati e venduti. Pacchetti di preferenze. Centinaia di migliaia di euro per garantirsi una poltrona a Strasburgo. Elezioni inquinate? «La soglia per essere eletti è intorno ai 13-15mila voti. Qualcuno potrebbe decidere di spendere per non restare fuori». Quanto, lo spiega questo professionista. Si definisce un «consulente» politico. Di fatto, conosce i meccanismi che stanno dietro al voto. Meccanismi borderline, talvolta illegali. E li conosce perché li ha praticati. IL PREZZOQuanto costa un voto? Dipende. Di sicuro, ogni elezione ha una doppia contabilità: quella ufficiale e quella in nero. Poi c'è elezione ed elezione (Comunali, Regionali, Europee), ma una scheda col proprio nome sopra - racconta - può costare a un candidato anche 30-40 euro. Ovviamente, non si comprano le singole schede. Si comprano pacchetti di preferenze. A centinaia, o persino a migliaia. Da chi? Ci sono diversi canali. IL COLLEGA...Una delle storie più tipicamente italiane riguarda un politico che nel recente passato ha fatto parte del consiglio regionale. Chiusa questa esperienza, avrebbe deciso di monetizzare il proprio consenso. Stando a quanto viene raccontato al Giornale, spacchettando i voti ottenuti alle ultime consultazioni e vendendoli ad altri tre colleghi di partito, per un totale di 100mila euro. Voti che il politico uscente, dunque, ritiene di poter controllare ancora nel proprio distretto elettorale. IL CALABRESEC'è poi l'inquietante capitolo della criminalità organizzata, come già emerso in alcune inchieste della Procura. Anche il «consulente» racconta di aver incontrato «un calabrese», il quale avrebbe garantito addirittura un pacchetto di diverse migliaia di voti, corrispondente a un intero quartiere di un comune dell'hinterland milanese. Durante un incontro, l'uomo esibì un'agenda fitta di nomi. «Chiamane tre a caso e chiedi per chi votano», disse. Il consulente chiamò. La risposta fu sempre la stessa: «Voto quello che mi dice l'uomo che hai di fronte». L'affare fu concluso. CENE E POLTRONECi sono poi associazioni, gruppi sportivi, club e alcuni Caf che hanno dei politici di riferimento, e a questi sono in grado di garantire un consistente pacchetto di preferenze. Ma la regola è sempre la stessa: do ut des. «Di solito - spiega ancora il professionista - si organizzano delle serate al ristorante, tutto spesato. Ricordo una di queste serate, ci costò 10mila euro». Cinquemila per la cena. E altri 5mila che vennero lasciati al gruppo sotto forma di «contributo» all'associazione. Cash. Non dichiarati. In altri casi il voto non si compra a suon di euro, ma più banalmente di promesse, come poltrone o appalti. LA VALIGIAUn altro episodio raccontato al Giornale riguarda l'elezione del sindaco di un importante comune lombardo. In quell'occasione non si badò a spese. Motivo? La possibilità di condizionare il Pgt, il Piano di governo del territorio, grande affare per qualunque costruttore spregiudicato, e strumento a causa del quale più di un'amministrazione in questi anni è finita nei guai con la giustizia. Per aggiudicarsi la tornata elettorale, «quell'anno vidi spendere 250mila euro in una settimana, si andava in giro con una valigia piena di soldi». Incontri, cene, conferenze, regali. E contanti. Molti e in nero. Ma si trattò di soldi spesi male. Il progetto di controllare il Pgt, infatti,sfumò. CONTROLLIMa il candidato come fa a sapere se ai soldi spesi corrispondono i voti nell'urna? Il parametro sono le elezioni precedenti. Se alle preferenze già prese si sommano quelle pagate, allora tutto torna. E in caso contrario? «Nessun rimborso»... Ma per non scendere dal treno della politica, c'è chi è disposto a correre il rischio. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 01:34:02 |
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