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Jenny 'a Carogna: il volto spaventoso dello Sport o delle Istituzioni...?

Jenny 'a Carogna: il volto spaventoso dello Sport o delle Istituzioni...?
Autore: Susanna Schivardi - Redazione Cronaca
Data: 07/05/2014

 

Lo sport è sport ma è anche agonismo, disfatta, rivolta, violenza. Violenza interna ed esterna, individuazione di un capro espiatorio e l’unico scopo di distruggerlo. Il tifo che va oltre sé stesso si fa problema sociale, dramma vivente di una società che non ha più regole. La partita di sabato scorso Napoli-Fiorentina ha fatto paura, ancora una volta, come tante altre volte, purtroppo, il calcio non è più stato calcio e si è fregiato di un altro volto, il volto della discordia.

Come in guerre fratricide narrate nei poemi epici, o duelli sanguinolenti nelle epopee cavalleresche di tanta nostra storia, qui si combatte, ad armi impari e per strada, anche se poi la scusa è uan derby o una finale. Del fatto di cronaca non colpisce tanto la violenza inaudita, quanto l’inatteso verificarsi di un fatto che in quel momento, quel giorno, non doveva avvenire.

Tifoserie nemiche che si trovavano in un luogo non previsto, un capo ultrà che tira fuori la pistola nonostante la denunce a suo carico. Un tifoso napoletano colpito accidentalmente e ignaro di quello che lo attendeva e poi gli spalti, a far da rumore, con quel quadro ormai virale di Genny ‘a Carogna, come antico guerriero armato della sua voce, del suo pollice verso, della sua maglietta fregiata di un incitamento all’odio “Speziale libero” (colui che ha ucciso nel 2007

l’ispettore di polizia Filippo Raciti, al termine della partita Catania-Palermo).  Il boss di un gruppo Ultrà che non ha più fede né rispetto, nella noia degli spalti e nella vacuità di ideali, rimangono violenza e arroganza. Non servono né il Daspo, né la vigilanza, in questo senso è disilluso Giancarlo Abete, presidente della Figc. Inutile imporre sanzioni, si continuerà a lottare per strada, proprio come è successo sabato prima della partita. Daniele De Santis, tifoso della Roma, uscito da Tor di Quinto, incita contro la tifoseria del Napoli, questi gli vanno contro, lui spaventato tira fuori al pistola e spara.

Ciro Esposito cade a terra e viene di corsa portato all’ospedale. Vivo per miracolo, quando il vero miracolo sarebbe vedere un calcio conciliatore. Gli Ultras, organizzati in più di 400 gruppi, si fanno veci di pensieri inconsistenti, che palesano il loro essere solo attraverso la blasfemia e l’insulto. Fuori da regole che non conoscono costanti, l’unica legge interna al loro codice è violenza ad ogni costo, ad ogni svolazzar di bandiera. Il tifoso ultrà non considera, non pensa, non agisce autonomamente, è il capo che, impossessatosi della sua mente, lo guida attraverso i sentieri dell’orrore.

Là dove si perde memoria di essenza umana e si diventa macchine, automi da guerra che, spegnendo i pensieri, annullano la parvenza di una speranza. E se il mondo del calcio in un certo senso ci rappresentanza, nelle nostre grandezze ma anche nelle piccolezze di fragilità profonde, allora guardiamoci allo specchio e cerchiamo di capire che cosa abbiamo sbagliato. Prima che qualcun altro muoia per colpa di una partita di calcio.

Da La Stampa, la notizia del Daspo di 5 anni a Jenni 'a Carogna: Daspo di 5 anni per Genny ’a Carogna




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