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Il calcio ha una sola parola con la quale può essere descritto: pazzia. È quella esplosa ieri sera prima dell’incontro della finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico di Roma, tra Napoli e Fiorentina. Due squadre che in campionato hanno giocato bene, si sono distinte e hanno meritato di andare in finale. Questo il calcio giocato. Bella partita, piacevole e agonistica, che ha visto vincere il Napoli per 3 a 1 sulla Fiorentina. Ma la serata di ieri non sarà ricordata per il calcio giocato, non per i gol e nemmeno per i giocatori. Poi, invece, c’è il calcio degli ultrà, degli irriducibili o meglio dei pazzi. Non una festa, non un gioco, non una semplice partita, solo pazzia. Quella che ha portato al ferimento grave, ieri sera di un tifoso del Napoli e di altri due, ricoverati in ospedale solo perché andavano ad assistere ad una partita di calcio. La cronaca che si può leggere su tutti i giornali racconta di uno scontro innescato dalla tifoseria della Roma, infiltratasi tra quella napoletana. Provocati da questi, i tifosi napoletani hanno reagito e allora Daniele De Santis, ultrà della Roma, ha tirato fuori la pistola e ha sparato, colpendo un trentenne alla colonna vertebrale e che adesso è in pericolo di vita, e altri due un 43 enne colpito alla mano e un 32 invece, al braccio e al polso. Tutto accade nella zona di Tor di Quinto, nei pressi dello stadio Olimpico. Anche il De Santis è rimasto ferito dall’attacco dei tifosi napoletani, tanto che è sottoposto a provvedimento restrittivo all’ospedale Gemelli dove è ricoverato per una gamba rotta. Naturalmente questo innesca anche la violenza contro le forze dell’ordine, verso le quali si scaricano anche le violenze dei tifosi con lanci di oggetti, anche questo scatenato da ultrà della Roma mescolati ai tifosi. Sono dieci le persone che alla fine restano ferite, all’esterno dello stadio Olimpico e sul ponte Milvio, dove si scatena la violenza. Nonostante la tensione, la partita comincia con 45 minuti di ritardo, mentre le personalità dello Stato, restano ferme ai loro posti in platea. E poi ci si meraviglia che all’inno di Mameli la gente fischi. Si è giocata nonostante gli scontri e nonostante la tensione, i feriti, gli spari. A dare il via alla partita non l’arbitro e nemmeno la Questura, ma il capo tifoso del Napoli, “Genny ‘a carogna” che seduto sulla grata della curva Nord, riservata alla tifoseria napoletana, ha partecipato alla trattativa che ha dato inizio alla partita. Attore principale di tutta la scena e della serata, “Genny ‘a carogna” indossando una t-shire con la scritta “Speziale libero”, il tifoso condannato per l’omicidio del poliziotto Raciti, è sceso in campo a parlare con il capitano del Napoli Hamsik, ha calmato i tifosi che avevano lanciato bombe carta in campo, dando alla fine l’assenza all’avvio della partita. Incredibile ma vero. La polizia, lo Stato, tutto in mano a una banda di tifosi, che non contenti, alla fine della partita, hanno invaso il campo, alla ricerca di souvenir facendo fuggire i giocatori negli spogliatoi e tutto sotto gli occhi delle autorità che sono rimaste ferme e silenziose ai loro posti in tribuna. Non contenti sono andati sotto la curva della tifoseria della Fiorentina per insultare i tifosi viola che, da sportivi, non hanno accettato la sfida. Scene che mostrano l’incapacità italiana di gestire un gioco, quello del calcio, ormai in mano a camorra e agli ultrà. Ieri sera la partita più dura l’hanno giocata proprio Stato e ultrà e lo Stato non ha saputo vincere contro queste opposizioni. E poi mi chiedono perché Camorra, Mafia e ‘ndrangheta non sono state ancora debellate, l’esempio è sotto i nostri occhi ogni giorno e noi facciamo finta di non vedere. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 09:42:11 |
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