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“L’uomo è un animale che riesce ad adattarsi”, ma le circa 1500 persone rinchiuse negli ospedali psichiatrici giudiziari (opg) sono messe veramente “a dura prova”, come sostiene uno dei pazienti raccontati dal documentario Lo stato della follia di Francesco Cordio, aspra denuncia sulle condizioni subite dai reclusi in quelli che una volta erano definiti manicomi criminali, persone dimenticate da Dio, dall’uomo e soprattutto dallo Stato. Bisogna partire da una premessa, i Kabobo – il folle picconatore di quattro ignari passanti nella notte dell’11 maggio 2013 a Milano – non sono la regolarità, si possono avere restrizioni alla libertà anche in caso di “potenziale” minaccia alla sicurezza propria e degli altri, bastano una rapina di 7000 lire per pagarsi una dose o intemperanze contro un videopoker dovute al vizio del gioco. O addirittura nulla, come l’incredibile vicenda di un uomo che continua a far vedere ossessivamente la foto di se da “normale” bambino. Ha un disturbo mentale che lo ha lasciato infantile, il personale garantisce che non ha mai commesso reati. Sono sei gli opg in tutta Italia, a Castiglione delle Stiviere (Mantova), Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa, Napoli e Barcellona Pozzo di Gotto. Solo il primo ha anche una sezione femminile ed è nato da subito come istituto esclusivamente medico. Ma questa eccellenza è stata anche motivo di massiccio invio di pazienti dalle altre strutture sovraffollate. Insomma il livellamento è stato verso il basso e le camere predisposte per due sono vissute ora da quattro-cinque persone anche a Mantova. Un po’ come la metafora del gruppo di granchi in un secchio, quando il primo prova ad uscire gli altri istintivamente lo riportano giù con loro. La condizione base per superare disordini mentali dovrebbe essere l’assoluta tranquillità mista a cure specifiche, ma qui si crea un circolo vizioso. Le pene comminate non hanno una scadenza vera e propria, periodicamente i casi vengono riesaminati dagli psichiatri, ma la situazione di stress di chi sconta più del dovuto chiaramente si riflette amplificata ed ecco che le proroghe di sei mesi in sei mesi sono all’ordine del giorno. “Come nel carcere si resta criminali, negli opg si rimane insani”, racconta un recluso Dall’esasperazione sono stati troppi quelli usciti solo dopo l’estremo gesto del suicidio. È forse peggio questo aspetto “invisibile” che non la trascuratezza dell’igiene, più facilmente documentabile. Nel 2010 la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del servizio sanitario nazionale ha predisposto ripetute visite a sorpresa, con i senatori Marino e Saccomanno protagonisti. Colpisce un degrado inimmaginabile, solo per fare un esempio i letti hanno un buco che dà su una pozza scavata nel pavimento dove vanno a finire feci e urine. Persino ai maiali in allevamento sono garantiti dalla legge almeno 10 metri quadri senza ostacoli, anche di più in caso di scopo riproduttivo. La relazione finale parla anche di una ingiustificabile assenza di medici in quelle che dovrebbero essere istituzioni ospedaliere. Nel 2011 è stata predisposta la chiusura di alcuni reparti di Barcellona Pozzo di Gotto perché contrari a diverse disposizioni costituzionali sulla dignità della persona. L’emendamento al decreto “svuota carceri” l’anno successivo ha sancito il definitivo superamento degli opg entro marzo 2013, il ricovero è previsto solo in strutture esclusivamente ospedaliere. Ma il decreto che sblocca i fondi per le regioni è stato prorogato al 31 marzo 2014, salvo poi la richiesta della Conferenza delle Regioni di un ulteriore rinvio al 2017. Si è così arrivati al compromesso 2015, poi certo andrà monitorata l’esecuzione... Chi ce l’ha fatta A fare da filo conduttore c’è la narrazione di Luigi Rigoni, attore che ha vissuto sulla sua pelle per quasi due anni l’esperienza degli opg. Sotto effetto di psicofarmaci ed alcol cercò di aggredire la moglie e la figlia di lei, “la chiamata ai carabinieri mi ha salvato la vita”. Il peggio è ormai alle spalle, per Rigoni il racconto nel Teatro Comunale di Todi vuoto è stato anche un fatto catartico. Dalla sua c’è stata la fortuna di avere avuto una famiglia che ha fornito supporto incondizionato e avvocati che hanno seguito il caso da vicino. Ma è l’eccezione. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 00:20:28 |
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