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In Mourning and Rage, il titolo dato a questo convegno tenutosi nell’Aula 26 della Facoltà di Lettere presso l’Università Roma Tre, il giorno 11 Aprile dalle ore 14 alle 20. Hanno partecipato: il Prof. Paolo D’Angelo, Direttore del Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo, Daria Deflorian, attrice e performer, la dott.ssa Marina Piranomonte, direttore archeologo della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, la dott.ssa Anna Liguori, PhD in Filosofia e Teoria delle Scienze Umane presso Roma Tre, la dott.ssa Ludovica Malknecht, PhD in Filosofia e Teoria delle Scienze Umane presso l’Università Roma Tre, Sergio Prodigo, docente di Composizione e Analisi Musicale presso il Conservatorio di Musica “A. Casella” di L’Aquila, il dott. Luca Zanchi, teorico dell’Arte presso Universidad Complutense de Madrid, Graziano Graziani, critico e giornalista, la prof.ssa Miriam Mirolla, ordinario presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma, il dott. Derrell Acon, PhD Candidate, University of Cincinnati, la dott.ssa Viviana Meschesi, PhD in Filosofia e Teoria delle Scienze Umane presso Roma Tre. Gli interventi hanno teso a rendere completo un quadro sullo studio della lamentazione e maledizione, dall’antichità fino ai giorni nostri, come esternazione di un sentimento intrapsichico che si manifesta nella forma artistica. Dalle defixiones e maledizioni in età romana, con l’analisi della fontana di Anna Perenna e il suo rituale magico, all’osservazione della compenetrazione tra arti e musica, di come la melodia musicale possa trasformare voci e parole nella disperazione del lamento. Al centro di alcuni di questi studi la figura di Diamanda Galàs, performer, musicista, autrice che ha dato voce all’orrore dell’olocausto con la sua musica straziante e l’intonazione acuta e secca dei suoni nasali. Con la lettura di Celan e Michaux e la presentazione di alcune performer nel mondo contro la violenza sulle donne, il canto e la poesia diventano messaggio volto verso l’esterno, non isolato e soggettivo. Solo la donna, con il suo pianto, sa rendere le lacrime versi di poesia, come nei threnoi della Grecia, dove la lamentazione funebre era in sé stessa spettacolo e metamorfosi, da oggetto violentato a soggetto violentatore, nel sogno della donna picchiata e uccisa, da istigata a istigatrice, la donna non è più vittima. Il percorso ha guidato il pubblico nella musica e nelle arti visive, come in India dove tre anni fa è stata violentata e uccisa brutalmente una ragazza di venticinque anni, e per lei un gruppo chiamato Red Brigade ha manifestato con una performance organizzata all’esterno, per gli astanti. Oppure come ha fatto Clemente Padin, a Montevideo, per ricordare i desaparecidos, in mezzo ad una strada ha dato colpi di martello su un feticcio e nel frattempo un aiutante segnava su un cartello questi colpi, contandoli, che raffiguravano ogni persona scomparsa sotto il governo di Franco. Infine il video, da cui ha preso le mosse il convegno, chiamato appunto In Mourning and in Rage, dove un gruppo di attiviste contro il femminicidio, a Los Angeles nel 1977 con Suzanne Lacy, coperte in volto da un velo nero, proclamavano il loro dissenso. Todesfuge è stata la musica di sottofondo, un componimento di Diamanda Galas contro l’Olocausto. Un lungo percorso di azione-performance, rappresentazione e iconoclastia, soffermandosi sul modo in cui attraverso l’arte e la letteratura l’uomo ha dato vita alle sua rabbia e alla lamentazione che si fa esternazione artistica, uscendo dagli angusti limiti della introspezione psichica. Notevole il contributo degli studi di ricerca archeologica e storico-filosofica.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/11/2024 16:39:55 |
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