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Sei nella sezione Italia   -> Categoria:  Politica Italiana
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Diversi eppure tanto simili, i due politici si confrontano indirettamente a venti anni di distanza. L’uno imprenditore e ricchissimo, l’altro vero politico e fornito delle sole armi che la politica gli offre. Dal 1994 al 2014 i problemi che si trovano ad affrontare sono sempre gli stessi, l’Italia non cambia economicamente e amministrativamente ma cambia nell’animo. Sia Berlusconi che Renzi si ritrovano a dover risolvere problemi di tasse, burocrazia, costituzione, occupazione. Silvio Berlusconi prometteva miracoli, a suon di battute forti e propaganda politica sfavillante, con proselitismo e vivacità ignoti prima d’ora alla politica. Aveva tutto: denaro, potere, charme e una vitalità retorica che molti gli hanno invidiato. Sembrava improvvisazione, ma improvvisazione non era. Il calibro dei termini, lo stile, l’accuratezza, il ritmo incalzante gli hanno promesso l’amore degli Italiani, gli stessi che poi gli hanno voltato le spalle appena compresa la sconfitta. Lo hanno perdonato solo perché, politico senza schemi, combatteva da solo una lotta ad armi impari. Matteo Renzi invece dalla sua ha un partito forte, di sinistra, ricco di cultura e storia, il partito di Berlusconi invece era un’anima giovane, ingenua, caricaturale. Renzi dalla sua ha una struttura che gli permette di fare il politico a tutti gli effetti. Vorrebbe far sognare gli italiani, che adesso, a differenza del 1994, non hanno più voglia di sognare ma piuttosto di verità, di reali riforme, di occupazione e crescita economica. E’ giovane, acerbo, parla tanto e lo fa con carisma anche se si capisce che i suoi discorsi vanno a braccio. Si ostina a non prepararli, si butta nella mischia e a volte non calcola quanto l’ars oratoria possa contribuire ad una maggiore efficacia del suo programma politico. Preferisce così perché pensa di entrare più profondamente nella simpatia di chi lo ascolta, del popolo assetato di promesse. Se l’effetto però si manifesta su un certo tipo di ceto sociale, c’è tutta un’altra fetta che deve essere convinta, aldilà del populismo che si propone come arma privilegiata. Ci vuole qualcosa di più per questo bonaccione toscano abituato alla platea limitata di Firenze. Qui non si tratta di convincere un Comune, qui si tratta di salvare le sorti di un intero Paese, per questo da lui ci aspettiamo un impegno maggiore nella preparazione di quello che ci deve raccontare, se le parole sono lo specchio di un pensiero lucido e trasparente. E, soprattutto, se dovesse fallire, sarà difficile evitare il biasimo che un suo eventuale ritiro potrà suscitare. Da Berlusconi eravamo pronti ad aspettarci di tutto, da lui no, ce la deve fare. Se non ce la fa, pena certa.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:41:29 |
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