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19 marzo del 1994, alle prime ore del mattino, 7.20, don Giuseppe Diana, parroco della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, viene ucciso, prima di celebrare la Santa Messa. Don Giuseppe era un parroco impegnato, nato a Casal di Principe, dove vive tutt’ora la sua famiglia, regno della camorra e del clan del bosso Francesco Schiavone, detto Sandokan. In quel periodo la camorra ha il dominio della zona. La sua rete è ovunque, non vengono risparmiate nemmeno le istituzioni. I traffici di droga, scorie, sono all’ordine del giorno. Si spara per le strade e la lotta per il potere del territorio è affare dei clan. Don Peppino che è nato a Casal di Principe non vuole arrendersi allo sterminio della sua terra, non vuole che le parole restino inascoltate e incita i suoi parrocchiani e tutta la gente che conosce a ribellarsi, a non aver paura delle minacce, ad essere uniti nella lotta. Solo insieme si possono sconfiggere le associazioni mafiose, la camorra. Per questo non si ferma mai e cerca di aiutare quanta più gente, in quei momenti così duri e difficile a causa dei clan. Il suo lavoro non viene visto di buon occhio dalla camorra che vive grazie alla paura della gente e alle sue divisioni. Il killer affronta il sacerdote da solo, colpendolo cinque volte. Due colpi alla testa, uno al volto, uno alla mano, uno al collo, tutti precisi, infatti don Peppino muore sul colpo. L’efferato omicidio sconvolge la comunità di Casal di Principe, ma l’indignazione si espande in tutta Italia. La camorra non ha colpito solo il cittadino che lottava per la legalità, ma ha colpito un uomo di Chiesa, un uomo dedito alla giustizia. Per ricordare quel giorno, oggi a Casal di Principe sono scesi in piazza, in un lungo corteo, gli studenti delle scuole medie e superiori, i ragazzi della diocesi di Aversa, ma acnhe i bambini della scuola primaria, al seguito di uno striscione “Venti di cambiamento”. Tra gli studenti anche il fratello e la sorella de sacerdote, Emilio e Marisa Diana. La sorella, parlando con i giornalisti, dopo le vicende di questi ultimi anni, ha dichiarato: “Il sacrificio di don Giuseppe non è stato inutile, è servito ad innescare il cambiamento ed oggi è un simbolo della lotta alla criminalità organizzata”. Un lungo applauso è scoppiato sotto il balcone della casa della madre di don Giuseppe, dove si è affacciata la mamma ottantaduenne dell’uomo, salutata anche dall’onorevole Rosy Bindi presidente della commissione antimafia che si è aggiunta al corteo quando questo ha raggiunto la fine del percorso. Con lei anche don Luigi Ciotti, animatore di Libera. Al corteo hanno partecipato anche il sindaco di Afragola e quello di Casavatore, insieme ai commissari prefettizi di Casal di Principe e altri comuni sciolti per sospette infiltrazioni camorristiche. Anche la Camera ha voluto ricordare con un applauso don Giuseppe Diana, dopo che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ne ha ricordato l’omicidio per mano della camorra.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 10:35:51 |
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