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Riparte il “circus” della formula1 con il consueto primo appuntamento del circuito australiano dell’Albert Park, nel cuore di Melbourne. Ad aggiudicarsi il gran premio è il tedesco Nico Rosberg su Mercedes, che conferma così le straordinarie evoluzioni della scuderia viste nei test invernali. Il 28enne figlio d’arte, forse alla sua prima vera chance di competere per il titolo, spera che si avveri quella che fino a pochi anni fa era una statistica con poche eccezioni: chi vince in Australia, porta a casa a fine stagione il mondiale piloti. A dire il vero questa coincidenza si è persa recentemente, in particolare dal 2010, quando nelle quattro occasioni solo nel 2011 Vettel fece questa particolare “doppietta”. Button nel 2010 e nel 2012 e Raikkonen nel 2013 non vi sono riusciti. Rispetto ad altri sport la formula1 è in grado di “nascondersi” meglio, i valori si alterano non solo a seconda delle caratteristiche di un tracciato, ma anche per le continue evoluzioni tecniche che a volte ribaltano completamente il potenziale di una vettura, non è stato raro vedere stagioni con piloti a due – se non di più – facce. Quindi una sola gara non può dare indicazioni che siano definitive, ma qualche impressione più o meno veritiera la lascia. Mercedes da battere? La Mercedes appunto, squadra che da anni sembra sempre sul punto della maturazione decisiva ma che solo nel 2013 ha raccolto qualche risultato significativo con le due vittorie di Rosberg a Montecarlo e Silverstone e quella di Hamilton in Ungheria e soprattutto con le ben otto pole position messe insieme dai due. Dai test preparatori al 2014 la scuderia ha impresso un altro ritmo rispetto a tutti gli altri ed in attesa del ritorno di Vettel e della sua Red Bull a Brackley, sede inglese di un team altrimenti tedesco, non è vietato sognare. È vero, Hamilton si è ritirato dopo appena quattro giri, tradito dalla vettura, inoltre aveva sprecato la pole position in griglia di partenza facendosi passare sia dal compagno di squadra che da Ricciardo, ma il potenziale c’è. Buio per i campioni del mondo in carica piloti e costruttori, Red Bull e Vettel hanno ancora uno zero in casella. Il tedesco tetra-campione si ritira solo una tornata dopo Hamilton sempre per problemi tecnici, andrebbe meglio – eccome – al nuovo arrivato Ricciardo, sostituto di Webber ritiratosi dalle corse, secondo nella “sua” Australia. Ma un eccessivo carico di benzina oltre il limite consentito gli è costato la squalifica. Alle spalle di Rosberg riemerge dalla palude del 2013 la McLaren, sfruttando la squalifica di Ricciardo sia Magnussen che Button salgono sul podio dando alla scuderia di Woking il primo posto provvisorio nella classifica costruttori. Dopo un anno avaro di soddisfazioni le frecce d’argento tornano a sorridere e possono riporre grandi speranze nel danese Magnussen, al debutto assoluto in formula1 e già secondo dopo un ottimo quarto posto ottenuto in griglia al sabato. I distacchi da Rosberg sono alti, rispettivamente 26 e 30 secondi per Magnussen e Button, ma le premesse per un buon mondiale ci sono. E la Ferrari? Presentata come la più competitiva degli ultimi anni per la compresenza di due campioni del mondo come Alonso e Raikkonen, la rossa conferma i soliti problemi, niente di particolarmente deprimente ma c’è un altro inizio con il freno a mano tirato. Che poi il team abbia abituato a grandi rimonte dovute ad altrettanto importanti evoluzioni tecniche è un’altra cosa, ma perdere anche poche manciate di punti ha un peso enorme nell’economia di una stagione. Che poi in realtà Alonso è finito quarto, nemmeno malissimo, ma alla soddisfazione per il piazzamento in sé, fa da contraltare la preoccupazione per i 35 secondi presi da Rosberg, un’eternità per chi ha il peso della storia e della tradizione da portare in pista. Peggio è andata a Raikkonen, a partire dal sabato che lo aveva addirittura escluso dalla Q3, la terza fase delle qualifiche che mette a confronto i primi dieci della griglia. Il settimo posto finale è sì un miglioramento ma poca roba, specie pensando al minuto di ritardo dal vincitore e l’essere finito anche dietro a Bottas e Hulkenberg, su Williams e Force India. E sarebbe potuto andare peggio senza il ritiro del povero Massa, nono in griglia sulla sua nuova Williams ma speronato al via da Kobayashi. Fra le “piccole” va segnalato il buon debutto del russo Daniil Kvyat, ottavo in griglia e nono in gara sulla modesta Toro Rosso. A punti anche l’altra vettura della scuderia di Faenza, con Vergne ottavo davanti al compagno di squadra. Discreto anche il potenziale dimostrato dalla Williams, con Massa appunto messo fuori gioco ma con il finlandese Bottas quinto nonostante il contatto con il muro che gli è costato un pit stop extra per il danneggiamento allo pneumatico posteriore destro. Fuori da ogni radar la Renault, competitiva fino al 2013. Agli ultimi due posti ottenuti al sabato sono seguiti due ritiri per Grosejean e Maldonado. La sola partenza di Raikkonen non può spiegare una simile involuzione. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 00:19:39 |
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