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È stato condannato a 22 anni di prigione, il massimo della pena previsto in questi casi, Davide Morrone, il giovane diciottenne che nel maggio dell’anno scorso, uccise Fabiana Luzzi di soli 16 anni, bruciandola ancora viva. Una condanna che viene attribuita in prima istanza dal Tribunale dei minori di Catanzaro, che non hanno tenuto conto di nessuna delle attenuanti presentate dalla difesa durante il processo, ma solo la giovane età dell’assassino. Per emettere la sentenza, tre ore di camera di consiglio al termine della lunga requisitoria del pubblico ministero, Rita Tartaglia, che ne aveva chiesto proprio la condanna al massimo della pena previsto per il tribunale, 22 anni. Al termine il padre della giovane ho commentato la sentenza dichiarandola ancora minore. “Come genitore avrei voluto che l’assassino di mia figlia fosse condannato all’ergastolo”, ha detto, ma la pena per i minori non è prevista. Ha comunque lodato il lavoro della procura e del pubblico ministero che è riuscita a far condannare il giovane assassino, commentando che ogni pena, comunque, è nulla, perché loro hanno comunque perso la figlia, mentre l’assassino è ancora vivo. Parole dure che non lasciano spiragli di perdono in una ferita ancora aperta. La mamma di Davide Morrone, invece, ha dichiarato che la condanna è stata troppo dura, che il figlio sta male e che non sarà lasciato solo. Dello stesso avviso è l’avvocato della difesa che correrà in appello non appena sarà resa nota la motivazione della condanna, per lui una condanna punitiva. Resta la tragedia della morte atroce di una ragazza, in un paese dove il femminicidio continua ad essere uno dei delitti più diffusi, da nord a sud, senza alcun limite di ceto sociale e in una condizione sociale altamente pericolosa per la vita delle donne.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 09:48:12 |
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