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“Questa terra è cambiata molto, ma anche io lo sono, quindi è giusto così”. Cecilia Mangini, regista e fotografa di Mola di Bari classe 1927, torna a distanza di oltre quarant’anni dalla direzione dell’ultimo lavoro con il documentario “In viaggio con Cecilia”, in programma fino al 23 febbraio al Nuovo Cinema Aquila, un road movie realizzato in collaborazione con Mariangela Barbanente che ripercorre le contraddizioni dello sviluppo industriale pugliese dagli anni ’60-’70 ad oggi, con la crescita di poli che dopo aver dato molto hanno ripreso troppo, il caso dell’Ilva di Taranto è l’esempio più recente e famoso. Spezzoni originali di inchieste di quaranta anni fa ed oltre mostravano le difficoltà per il Meridione tutto di uscire da un impasse economica che – a detta di molti intervistati – l’altra parte dell’Italia non aveva fretta di far superare. Ma al di là di limiti strutturali quello che emergeva era la spinta emotiva della popolazione, che indipendentemente dalle qualifiche o dal livello sociale era fiduciosa nella possibilità di costruire un futuro che uscisse dalla logica esclusivamente agraria. E per un periodo andò anche bene, le fabbriche furono un traino, una locomotiva che trascinava tutto il resto. In quest’ottica si può leggere la vicenda brindisina del Petrolchimico, grande polo d’attrazione per la crescita dell’area ma dal devastante impatto ambientale e con bonifiche imposte da sentenze contro l’interramento di rifiuti tossici nella discarica di Micorosa. Simile la storia della già citata Ilva di Taranto, dove la scelta sembra essere fra la morte e la disoccupazione. E sotto accusa degli abitanti delle zone finiscono in particolar modo le istituzioni, sia del passato per l’aver permesso un’evoluzione incontrollata degli impianti, irregolari secondo le nuove politiche contro l’inquinamento, sia attuali per la latitanza dal prendere decisioni chiare e definitive. Il finale è dedicato alle nuove generazioni, le due registe, Cecilia Mangini in testa, si rivolgono ai giovani studenti delle scuole per capire cosa si attendano da un futuro che appare sempre più complicato e nebuloso. Si potrebbe dire 86 anni e non sentirli per la Mangini, non solo a livello fisico ma anche mentale. Alla rassegnazione dei ragazzi oppone una grinta, una voglia di lottare che in certi casi sembra appartenere solo ad un passato che non tornerà, come se adesso non manchino solo le prospettive, quanto le energie per andarsi a prendere semplicemente ciò che spetta a ciascuno, un’esistenza dignitosa dove non si debba scegliere fra essere vivi ed essere – poco – retribuiti, dove si sia liberi. In collaborazione con il Nuovo Cinema Aquila di Roma |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 00:29:13 |
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