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Assalto ad un furgone della polizia penitenziaria a Gallarate (Varese)questo pomeriggio, intorno alle 15.00, per liberare il boss Domenico Cutrì condannato all’ergastolo per omicidio. Un commando armato, formato da quattro persone, ha attaccato il furgone in via Milano, vicino al Tribunale e ha liberato il detenuto, facendolo evadere. Poi i banditi sono fuggiti a bordo di una C3 di colore nero targata EM 197 ZE. I dati dell’auto sono stati diffusi dalla polizia per raggiungere un maggior numero di persone e poter riprendere l’uomo che è stato condannato all’ergastolo. Durante il conflitto a fuoco che ne è scaturito, il fratello dell’evaso, Antonino Cutrì, è morto, raggiunto da proiettili mentre era alla guida dell’auto sulla quale i banditi hanno cercato la fuga. L’uomo, in fin di vita, è stato portato dinanzi all’ospedale di Magenta, dalla madre, come hanno potuto accertare gli agenti di polizia. Secondo quanto appreso, i banditi avrebbero trasportato il ferito a casa della donna che abita a Cuggione, nel milanese, la quale lo ha poi portato all’ospedale, dove lo scaricato, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare. La donna, poi, è stata ascoltata dai Carabinieri, per comprenderne meglio le dinamiche e la sua collaborazione o meno, in tutta la vicenda. Durante l’assalto sono rimasti feriti anche due agenti di polizia penitenziaria. Questi, però, non sono stati raggiunti da colpi d’arma da fuoco, ma hanno riportato abrasioni varie e sono stati ricoverati all’ospedale di Gallarate. Gli agenti, infatti, sono stati aggrediti mentre uscivano dal Tribunale. Uno ha un trauma cranico, poiché è stato spinto dalle scale, l’altro ha problemi agli occhi, poiché i banditi hanno usato uno spray urticante. Domenico Cutrì, era rinchiuso in carcere condannato per omicidio colposo, con l’accusa di aver fatto uccidere il giovane polacco Luckasz Kobrzeniecki, di 22 anni, ucciso a Trecate (Novara) nel 2006. Secondo quanto emerso dalle indagini, il giovane polacco sarebbe stato freddato perché il boss riteneva che avesse fatto delle avances alla sua fidanzata. A sparare fu Manuel Martelli, che con il rito abbreviato, nel 2011, è stato condannato a 16 anni, mentre tre anni sono stati inflitti a Luca Greco, imputato di favoreggiamento per aver cercato di dare un alibi falso al Cutrì. Per far evitare una condanna al boss, che si è sempre professato innocente, nel processo di appello si presentò come testimone una donna di origini calabresi, la quale giurò che la sera dell’omicidio Domenico Cutrì era con lei per un appuntamento galante. Il giudice, però, non ha creduto alle sue parole e lo ha condannato all’ergastolo. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 10:36:18 |
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