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Con la partecipazione della Compagnia Piccoli per Caso e la cura di Guido Governale e Veruska Rossi va in scena il testo di Albert Ramsdell Gurney, premiato dalla critica fin dal suo epico debutto a Broadway nel 1990 e, dopo lunghi e variegati giri per tutto il mondo, oggi riproposto con due magistrali figure come Valeria Valeri e Paolo Ferrari. C’è poco da dire quando a calcare il palco si presentano due del loro calibro, che per ogni istante dello spettacolo, piantonati alle loro sedie, davanti a due scrivanie, scarne e insignificanti, con un copione innanzi e senza alzare gli occhi dal leggio, hanno bloccato, ammaliato, avvinghiato e commosso lo spettatore per tutta la durata della pièce, lunga poco più di un’ora e mezza e semplicemente perfetta. La storia arcinota è una non fiction, un non movie, nel senso che il plot viene raccontato in verità da una corrispondenza epistolare che i due protagonisti, Andy e Melissa, iniziano dalla tenera età preadolescenziale, per continuare fino alla morte. Esatto, avete capito bene, tutto lo spettacolo si basa sulla lettura di lettere, parole profuse alternatamente e testi capaci di raccontare così finemente e profondamente i due personaggi da far impallidire le migliori sceneggiature cinematografiche. Andy e Melissa piccoli sono stati interpretati da due dei giovani attori della Compagnia Piccoli per Caso, che, unici in Italia, percorrono la lunghissima strada del teatro fin da giovanissimi. Unico esperimento esemplare nel nostro paese, ampiamente omaggiato alla fine dello spettacolo. Anche perché tra le giovani attrici figura Veronica Benassi, la nipote di Valeria Valeri ed Enrico Maria Salerno. Promessa auspicata, ancora in erba ma sulla buona via E dopo di lei si alterneranno a interpretare la parte dei due “piccoli” Andy e Melissa gli altri membri della Compagnia. E che dire dei due maestri? Intensi, accorati, perfettamente calati nel ruolo, come se avessero vestito quei panni da sempre. Un calore, un’anima così profondi sono emanati dalle loro voci piene, melodiche, mai fuori luogo, sofferenti e languide all’occorrenza. Che ci hanno saputo trasportare attraverso cinquant’anni della storia d’America con una leggiadria, una fermezza, un orchestrazione sinfonica piena di ritmo e cadenza. Ogni tono, ogni nota, ogni suono e sospiro tremendamente in linea col sentimento, le sensazioni scaturite dai messaggi che i due, Andy e Melissa, hanno avuto la forza e la perseverante costanza di regalarsi per tutta una vita, arrivano fino alla platea senza sosta e difficoltà. Nemmeno una storia d’amore sarebbe durata tanto a lungo, se fosse stata vissuta attraverso i mezzi avanzati di cui disponiamo oggi. Invece la bellezza della missiva cartacea, la corrispondenza d’amorosi sensi si è tutta profusa sulla scena, narrandoci con dolcezza l’impossibilità, a volte, dell’amore. E quei due mostri sacri del teatro hanno fatto davvero credere che tutto sia possibile, purché viva nell’immaginazione. Alla fine si piange, ci si commuove, si rimane atterriti dalla potenza che la semplice parola, a volte, può generare. Ed è in momenti come questo che è ancora lecito credere e sperare che in fondo l’arte, come l’amore, abbia la magica e onnipotente capacità di cambiare il mondo.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:12:41 |
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