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L’editoriale di Vittorio Feltri “Cari partiti, buona morte a tutti” pubblicato ieri 31 Dicembre su “Il Giornale” ha – come sempre – diviso in due battaglioni quell'opinione pubblica che, se un tempo argomentava sugli accadimenti nazionali ed esteri nel proprio salotto di casa o al più al bar sorseggiando caffè, ora sdogana opinioni all’interno di quei contenitori virtuali che sono i social network.
Questi posti sono divenuti coacervo di comunicatori e opinionisti dell’ultimo minuto, spesso con scarsa preparazione culturale, divulgatori di bizzarre opinioni basate sul sentito dire o sulle imposizioni di qualche leader di movimento o partito che scambiano la democrazia per un sistema di regime dittatoriale basato sul concetto: “Ti piscio in testa virtualmente per il solo fatto che nessuno mi mena veramente” (mi scuso per il francesismo poco degno della Signora che sono) L’editoriale di Feltri è un rendiconto della realtà. Ancor meglio: della verità. C’è un’enorme differenza fra i due concetti. La realtà può essere mistificata per il solo fatto che è determinata da chi metabolizza una questione e la riporta secondo come questa questione è stata compresa. La seconda, la verità, è esattamente ciò che è avvenuto. O ciò che sta avvenendo. Si rendono la cronaca, il resoconto più o meno dettagliato. Non si sfugge: la verità, se confortata da dati o documenti non può essere frutto di opinione personale o costruzione propagandistica. Quella è. Il cronista non fa che riportarla per iscritto, condendo semmai con la propria capacità di rendere maggiormente efficace un articolo, pennellando ad arte col proprio stile personale. Feltri riporta dati effettivi. Li mette a confronto con dati precedenti. Tira le somme. Giunge a un risultato. Punto. Malgrado ciò, la dissennata euforia “liberatoria” e un po’ allucinogena, che sono i due principali effetti dell’uso smodato dei social network, realizzano l’ennesima toppa presa senza troppe smanie di approfondimento dai soliti lavoratori indefessi del settore della “perdita del tempo” che, se si dilettassero a combinar qualcosa di concreto nella vita, solleverebbero noi giornalisti dal dover lavorare così tanto per raccontare alla nazione cosa gli accade intorno, mentre sono presi a perder tempo a utilizzare al peggio uno strumento formidabile come il Web. Invito i maggiori detrattori di Vittorio Feltri a leggere l’editoriale in questione: potrebbero scoprire – con magno stupore – che all’interno dell’editoriale troverebbero raccontati i motivi della loro rabbia, del loro scontento, la ragione della disaffezione per la politica ed anche una manciatina di dati statistici che chiarirebbero a costoro qualcosa in più, visto che spesso costoro non sanno nemmeno dare un contenuto al loro malessere civile. Cari detrattori a tutti i costi: se il vostro modo di formarvi un’opinione sui fatti e sulle persone è quello – bizzarro ammetterete – di non conoscere nulla dei fatti e delle persone su cui avete deciso di sparare a zero per “partito preso”, fondando quindi la vostra opinione sul preconcetto, questo significa solo la morte della capacità di intendere e di volere. Almeno leggeteli gli articoli che a noi giornalisti costano un sostanzioso impiego di energia mentale condito dalla cultura che per professione siamo chiamati ad alimentare quotidianamente. Non fermatevi al titolo per correre a sparare sentenze. Così facendo, dimostrate in maniera lampante che l’unico partito rimasto in essere in questo periodo storico è il “Per partito preso”. Vittorio aveva ragione. Anche stavolta.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/11/2024 14:47:14 |
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