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Da un’idea del dottor Renzo Ovidi che ripensa e rivede le ipotesi sulla pazzia di Vincent Van Gogh, Loris Petrillo ha realizzato uno spettacolo unico e travolgente, “Van Gogh, phisical performance with adaptable installation”, balletto moderno e racconto per immagini, quadri, colori, danza e musica, interpretato da un magistrale Nicola Simone Cisternino, unico performer in scena. Proposto dal Teatro Vascello di Roma nelle giornate di mercoledì 27 e giovedì 28 novembre, sarà anche a Spoleto e a Firenze il 13 dicembre. “Per adesso queste sono le tappe certe – ci spiega il maestro Petrillo – è probabile che poi ci sposteremo a Napoli e in Sicilia”. Con l’aiuto della drammaturgia di Massimiliano Burini, Loris ha lavorato freneticamente e in brevissimo tempo lo ha messo in scena. “Il Teatro Vascello mi ha chiamato chiedendomi: che cos’hai da proporre? Ci ho pensato. Ho chiesto: quanto tempo ho? Venti minuti? Va bene, Van Gogh – ci racconta con un sorriso soddisfatto – poco tempo prima avevo parlato molto con il mio amico, il dottor Ovidi, sulla sua nuova tesi che Van Gogh non fosse semplicemente un pazzo dalla nascita ma un borderline, che ha sofferto di una mancanza di affetto cronica, una persona che voleva essere amata e che ha sfociato il suo dolore nell’arte”. Continua a spiegare l’idea dello spettacolo Massimiliano Burini, il drammaturgo “ ho studiato il personaggio sotto questa nuova lente. Van Gogh era un reietto dalla società, uno ai margini. Lui voleva farsi evangelista, gli proibirono anche quello. Si sentiva un escluso ma aveva un bisogno inesauribile di amare ed essere accettato. In realtà non ha mai tentato di suicidarsi, amava la vita, la sua era solo paura. Quando tentò di uccidersi si fece una ferita non letale che lo condusse alla morte per dissanguamento. “Io ho ingoiato tutte queste informazioni – ci spiega Loris Petrillo – le ho elaborate e poi ho rivomitato tutto, di getto, senza pensare”. Nicola Simone, il ballerino, si è esibito in una performance densa, intensa, drammaticissima, ricolma di pathos. Ha danzato per un’ora sulle note di Diepenbrock, Hendel, Grieg e Bach, sudando e contorcendosi, a tratti come un angelo, in altri come foglia al vento o corpo martoriato. Si è dipinto il volto di rosso, con un rossetto si è colorato gli occhi, ha imbrattato pannelli di plastica appesi sul fondo con sprazzi di colore acceso e su uno di questi si è fatto un metaforico autoritratto tenendo un pennello in bocca. E poi, come ucciso dalla sua stessa potenza creativa, ha iniziato la lunga agonia fino alla morte definitiva. “Sono entrato nel personaggio a poco a poco – ci dice Nicola Simone – diretto dal maestro Petrillo, mi sono conformato a Van Gogh implicandomi nella sua psiche turbolenta che è il simbolo di una scontro con una società incapace di ascoltare”. L’accompagnamento musicale è stato scelto appositamente dal maestro Petrillo “ho voluto melodie famose, classiche e belle – ci spiega - apposta per accompagnare lo spettatore in un percorso non intellettualistico ma molto emotivo, spontaneo”. E così è stato. All’uscita del teatro il pubblico ha commentato il balletto con accenti di stupore e disattesa “pensavo fosse diverso – ci dice una spettatrice – invece ho avuto una sorpresa. Lui ha danzato benissimo, in alcuni momenti pensavo non ce la facesse, per quanto si muoveva e sudava”. Il palco vuoto all’inizio e quella voce distorta fuori campo, come un animale abbattuto quasi morente, si è riempito di evocazioni e ritratti attraverso uno spettacolo che non vuole essere narrativo, ma vuole solo vivere.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:02:03 |
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