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Intervista e recensione della Mostra a cura della nostra inviata Susanna Schivardi “La cosa più bella di mia mamma? Tutta, semplicemente tutta. Non tutto. Perché il tutto comprende anche quello che la circondava, invece lei era bella in sé stessa, era fantastica, nessuna donna oggi è come mia madre”. Esordisce così Benedetta, la figlia della grande pittrice Novella Parigini, a cui il Mondo dell’Arte Roma e Via Margutta, in Via Margutta 55, hanno dedicato una mostra a vent’anni dalla morte. Sono passati anni ma la sua memoria non si appanna. “Da quando sono nata vivo in una realtà fuori dal comune, con una donna come mia madre sarebbe stato impossibile vivere normalmente. Ringrazio Dio che mia madre sia morta prima dello scempio che sto vedendo adesso – continua Benedetta – un orrore di fronte a cui lei si sarebbe fatta una bella risata”. Benedetta se ne sta seduta in un angolo della sala, dove il mondo di Novella prende forma attraverso i quadri con i grandi occhi di donna, i gatti che sono diventati un simbolo, e la continua e ossessiva ripetizione di forme femminili che tanto ricordano lo stereotipato modello di donna del xxi secolo: labbra turgide, seni gonfi, forme sinuose, una prospettiva ante-litteram e la ripetizione costante dei temi che ha anticipato la serialità di Andy Wharol. “Ho vissuto una vita molto simile alla sua, ma non sono come lei – Benedetta all’inizio non voleva parlare, invece le si illuminano gli occhi ricordando la madre – mi ha insegnato tre cose fondamentali: non bere, non drogarti e non frequentare persone sbagliate. Non conosco il sapore del gin tonic ma ho viaggiato tantissimo, come faceva lei”. Novella Parigini, senese d’origine, ha vissuto a Parigi e fin dagli anni ’50 ha incarnato l’ideale di libertà e spregiudicatezza, segnati inequivocabilmente dall’esistenzialismo e dalla filosofia di gente come Sartre, Simone de Beauvoir, Juliette Greco, Jean Cocteau, Jean Genet, di cui ha assaporato gli enormi insegnamenti, superando però il mero sfinimento psicologico per godere invece di una libertà che la sdoganasse dai preconcetti e dal bigottismo di un mondo per lei stretto. Aristocratica in tutto, ha tuttavia vissuto facendo della sua esistenza un vero e proprio manifesto di trasgressione ed eccesso, per sperimentare tutte le forme di emancipazione che oggi hanno tanto a che vedere con il mondo femminile. E proprio per questo la mostra dei suoi quadri si lega con un progetto dedicato alle donne, organizzato dall’Associazione Naschira di Virginia Barrett con la rassegna “Donne D’Amore”, che mette in scena, ogni sera dal 21 al 30 Novembre, monologhi sul tema contro la violenza sulle donne. Partendo con l’attrice Marcia Sedoc che mette in scena “A me resta la speranza”, si continuerà con il mito di Didone, l’eros femminile, un omaggio a Pina Bausch e a Ildegarden Von Bingen (che si potrebbe definire la prima femminista del Medioevo). Per l’inaugurazione, il poeta Enrico Hullweck ha presentato il suo nuovo volume di poesie “Lorma”, e proprio tra i componimenti ce n’è uno dedicato a Novella Parigini. “In lei convivono la donna dolce e materna e la femmina nel pieno della sua carica erotica, la madre e l’amante – così Enrico Hullwek la trasfigura nella poesia – l’ho conosciuta indirettamente, una sera ero a cena a Roma e ho visto i suoi quadri. Con i racconti della figlia Bendetta ho ripercorso la sua vita e l’ho ammirata fin dal primo momento”. La poesia accompagnata ai quadri e al ricordo dei suoi amici rende la serata un involucro di arte, bellezza e intensità di esistenza, proprio come la protagonista di questo omaggio, per il quale dobbiamo ringraziare anche uno dei suoi più grandi amici, Elvino Echeoni, pittore e gallerista “abbiamo lavorato insieme per venti anni, per non dimenticarla abbiamo pubblicato con la figlia Benedetta il libro Novella Parigini, un mito preannunciato. E poi abbiamo dato vita a questa mostra, già a dieci anni dalla morte”. Elvino è esaltato al ricordo dell’amica Novella “era speciale, conosceva tutti, negli anni ’50 era già un’icona e Federico Fellini, che ancora non era nessuno, la seguiva, andava con lei in giro di notte per parlare e vivere. Era amica di Marlon Brando, Ava Gardner, Marilyn Monroe, ha fatto la damigella d’onore al matrimonio di Thyron Power e Linda Christian, e si dice sia stata per tre anni con Errol Flynn. Una vita intensissima, una donna simpaticissima e generosa, brillante e soprattutto moderna, anticipatrice dei tempi”. Come direbbe la figlia Benedetta, impossibile incontrare oggi una donna come lei.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:10:51 |
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