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“Ogni storia ha un sogno, ed ogni sogno la sua storia”, ci rammenta Puck, folletto ex servo di Oberon, il re delle fate. E in molti casi è difficile distinguere fra la realtà e l’onirico, specie se di mezzo ci sono le popolazioni del mondo dei boschi, archetipo del luogo incantato per eccellenza. Dall’opera shakespeariana “Sogno di una notte di mezza estate”, Emanuele Conte ed Elisa D’Andrea hanno messo in piedi l’adattamento “Sogno in una notte d’estate”, in scena con gli attori della Compagnia della Tosse di Genova al teatro Eliseo dal 19 al 24 novembre. Se il copione segue l’originale, a subire la principale variazione è l’ambientazione, divenuta dark-goth soprattutto nei due personaggi che proprio al genere umano non appartengono, Puck e Fiordipisello. Si potrebbe aggiungere la sparizione della parola “mezza” dal titolo, con l’estate che a questo punto diventa piena (per gli amanti del luogo comune sulle mezze stagioni…). Il tutto con l’aggiunta di una carica erotica che in più di un caso travalica i “tabù” di genere, culminando con il momentaneo scambio di ruoli – in piena dimensione onirica – tra l’interpretazione maschile di Elena e femminile di Demetrio. L’inizio con i personaggi addormentati in cerchio ed incappucciati è quasi un richiamo ai riti pagani tipici della notte di San Giovanni, solstizio della stagione più calda, la collocazione temporale scelta da Shakespeare. Mentre le passerelle che danno verso il pubblico, cui i protagonisti spesso si rivolgono esplicitamente, richiamano una fusione tridimensionale fra le due parti, in una pièce che di certo non ragiona per comparti stagni. Ad intervallare la narrazione, le canzoni pop-rock della poliedrica Viviana Strambelli/ Fiordipisello. “Metashakespeare” Efficace anche l’intermezzo comico della recita inscenata per il matrimonio di Oberon e Titania, in cui la sgangherata compagnia di paese cerca di riproporre il tema di Piramo e Tisbe. La morte del primo per mano della sua stessa spada sarà compianta dalla seconda – anche qui interpretazione maschile per un ruolo femminile – come fosse il suicidio con il veleno in Romeo e Giulietta, quasi uno Shakespeare nello Shakespeare (appunto, metashakespeare). E per prendere in prestito l’apologia finale di Puck, “se per caso noi ombre vi avessimo annoiato, sapremo come fare ammenda”. Per maggiori informazioni, www.teatroeliseo.it |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:16:07 |
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