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Cari giovani, o “nuovo che avanza” se preferite,
sono una donna di 51 anni e se volete chiamarmi anziana per me fa lo stesso. I titoli invece, li lascio ai film, ai libri e a tutti coloro che se ne servono – a seconda dei casi – per apparire “migliori e superiori” o per utilizzarli contro chi li detiene. Prima di essere una professionista sono una persona ed è questa persona che vi sta scrivendo questa lettera. Oggi voi vi ribellate a tutto e a tutti avete da imputare qualcosa. Sputate in faccia - “democraticamente” - a tutti coloro che in questa Italia rappresenti – per voi – lo spauracchio di una qualche “casta” (obbrobrioso termine generato da qualche collega giornalista ansioso di superare lo scempio letterario di cui tutti siamo vittime) senza però soffermarvi mai… A riflettere. A parole dite di volervi liberare dall’attuale sistema, ma poi in troppi seguite pedissequamente lo stesso identico sistema imposto negli ultimi 3000 anni circa: dover seguire un padrone. Magari oggi si chiamano Leader di partito o di “Non Movimenti” – qualcuno spieghi a noi “anziani” cosa sia un “non” messo di fronte a qualsiasi cosa (…) ma sempre di padroni parliamo, solo che hanno cambiato nome, vi fregano peggio di prima, ma lo fanno senza che ve ne accorgiate. La Libertà, giovani del terzo millennio, non è quella che immaginate sia. Chi vi inculca in testa che basta liberarsi del “vecchio” per far apparire il nuovo, ad esempio, vi sta solo portando a fare uno dei più grossi errori della Storia umana: cancellare il passato. La Storia. Il pregresso. E con essi, la possibilità di capire eventualmente gli errori già commessi, per non ripercorrerli più. Quando noi cinquantenni avevamo i vostri 20 anni, pur essendo ribelli – chi non lo è a 20 anni? – prendevamo costantemente ispirazione dai Classici della Letteratura, dalla Storia, dallo studio degli accadimenti politici del passato. E non ci sentivamo certo meno intelligenti e “evoluti” se a volte ascoltavamo con molta attenzione i ricordi preziosissimi dei nostri nonni. Negli anni ’70 eravamo i voi di ieri. Non avevamo Computer e Monitor dietro i quali nasconderci al mondo né tantomeno un mondo virtuale attraverso il quale fingere di far la guerra civile standocene comodamente a casa a sputare rabbia su tutto e tutti, ma mai su quelli giusti. Chi si attivava per cambiare il sistema o tentare di farlo, lo ha fatto mettendoci il cuore e la testa e a volte, perdendoci la vita. Giusto o sbagliato che fosse, è stato il nostro Vietnam e lo abbiamo vissuto ma in prima linea e non nelle retroguardie. Sapete quali erano le motivazioni che ci hanno spinto a ribellarci? Le stesse di oggi. Lo scrivo casomai qualcuno vi avesse davvero convinti che un tempo si stava molto meglio. Un tempo le problematiche erano le stesse, perché le problematiche dell’umanità sono sempre le stesse e nessuno ha mai veramente ragione di volerle risolvere. Sapete perché? Perché se per incanto le problematiche civili potessero esser spazzate via, non ci servirebbe avere un sistema politico così complesso messo li a promettere di risolverle. E’ sbagliato? Si, è sbagliato il sistema, non certo avere un sistema politico composto da politici storici, nel senso che sono di vecchia data si, ma sapete cosa significa? Che in molti casi sono persone che hanno iniziato da giovani a credere di poter migliorare l’Italia. Hanno fatto una scelta, introducendosi fin da giovanissimi nel sistema politico e facendo la gavetta. Molti degli anziani politici di oggi, trenta o quarant'anni fa credevano come voi di poter cambiare inmeglio l'Italia. Ci avevate mai pensato? Poi, come accadrà nel percorso di vita di ognuno di voi, le idee iniziali evolvono, cambiano o si è costretti a cambiare. E' il sistema che cambia le persone. E spesso, cambia le persone più fragili: le più idealiste. Oggi voi, li vorreste “tutti fuori a calci in culo” e spesso perché ve lo dice un anziano signore che ancor oggi non ha deciso cosa fare nella vita: persino per lui, sceglier efra fare il comico o il politico è cosa ardua. Pensate se lo ponessimo di fronte a un bivio difficile… Voi pensate di sapere, ma sapete solo le cose che vi impongono. Questa non è Libertà. La Libertà di pensiero poi, non è certo comunicare attraverso il Web qualsiasi tipo di rabbia vomitata al solo scopo di sfogarsi. Libertà è innanzitutto approfondire i temi di cui si vuol discutere. E’ imparare studiando per mettersi sempre nelle condizione di poter capire e quindi, di poter rispondere o fare domande sensate. Perché è alle domande sensate che tutti – che lo crediate o no – si sentono obbligati a rispondere. E se vi metterete nella condizione di poterle porre con coscienza e non con arroganza, scoprirete come possa essere più semplice migliorare le cose senza dover ricorrere alle molotov o al salvifico web, che tutto ingloba, incanala, registra, setaccia, rende proprio espropriando così qualsiasi possibilità di liberazione. Libertà è non vivere di pregiudizi. Quei pregiudizi che oggi appaiono essere l’unica “cultura” possibile e che con convinzione certe persone perseguono e insegnano. Sapete vero, cosa significa la parola pregiudizio? Giudicare prima che si conosca una persona o un fatto. Rifletteteci: come si può giudicare chi e cosa non si conosce? Siete giovani, energici e intelligenti. Non cercate guide che vi portano solo a pensare col cervello di un altro, e non cercate scorciatoie sperando che così qualcosa possa cambiare. Non deve interessarvi il cambiamento ma il miglioramento. E non solo per ognuno di voi singolarmente e quindi individualmente, ma per ogni singolo cittadino della nazione di cui siamo figli: politici e giornalisti compresi, tutti. Se avrete voglia di farlo, approfondite cosa sia stata l’Italia del dopo Guerra (parlo della seconda Guerra Mondiale) La fame si tagliava col coltello e c’era tutto da ricostruire. Della parola “sussidio” i tanti analfabeti italiani non conoscevano nemmeno l’esistenza ma conoscevano la forza della volontà di rimettersi in piedi. Pensate per caso che l’Italia dopo la Guerra l’abbia ricostruita solo lo Stato? L’hanno ricostruita gli Italiani. Ogni singolo italiano presente all’epoca. Bambini compresi. Perché pensate che oggi questo non sia giusto o possibile? Le responsabilità non sono mai da una sola parte. Anche molti italiani comuni, negli ultimi 40 anni, hanno fatto scempio dell’Italia in tanti modi: approfittando del welfare, negando la propria condizione di ricchezza fingendosi poveri mentre ricchi libretti di risparmio si gonfiavano grazie alla reiterata metodica del millantare povertà. Altri hanno lavorato a contratto e poi hanno fatto contemporaneamente lavori a nero: forse vi dicono che è così che si tira avanti la famiglia “lavorando sodo” ma se si lavora e si guadagna sottraendo qualcosa al paese e quindi a tutti noi, si chiama “rubare alla popolazione” La storia che a volte avrete sentito citare da qualcuno, che parla “del proprio orticello” è raccontata da tempo immemore nel nostro paese. Perché si sa da sempre che geneticamente l’italiano medio è “corretto” per farsi bene i propri affari a costo di gettare nella spazzatura tutti gli altri connazionali. Vi dico questo non certo per offendere nonni e famiglie ma affinché vi rendiate conto che non potete affrontare la questione italiana vedendone solo ciò che certi vi fanno vedere. Non sparate senza guardare dove. Così si uccide solo chi spesso non ha colpa alcuna. E non c’è nessuno da uccidere perché semmai c’è da far rinascere. Usate il web per appropriarvi della conoscenza, oggi tutto avete a portata di mano se solo lo volete: corsi online gratuiti, enciclopedie, siti di Informazione, stampa estera… Divenite giovani di cultura in grado di porvi anche di fronte a un politico di vecchia data e formulare domande disarmanti: è così che si ottengono risposte. Credetemi. Alcuni di noi cinquantenni di combattere non abbiamo smesso mai. Per il bene di tutti (oggi lo chiamate “bene comune”) Se insieme a noi vi stringerete anche voi, sono certa che questa nazione può tornare ad essere la migliore del mondo. Ma dovete crederci. Emilia Urso Anfuso p.s. Quello che segue è una mia vecchia riflessione sul sistema che fu pubblicata diversi anni fa: forse vi darà altri spunti su cui riflettere. "Sull'impossibilità di emergere dell'individuo" – Di Emilia Urso Anfuso (pubblicato la prima volta sul quindicinale: L'Obiettivo delle Madonie") Una volta sì, era un altro vivere...
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 15:42:14 |
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