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Parigi, anni Venti, notte di Ognissanti, “o se preferite Halloween”. Nell’omaggio di Riccardo Reim a Edith Wharton, il regista immagina la scrittrice americana varcare la soglia di un piccolo, eccentrico teatro, vuoto per il maltempo che ha allagato le strade circostanti. L’incontro con l’illusionista Monsieur Scapinelli, la sua assistente ed il factotum è però più di un semplice imbattersi in una compagnia di folli artisti. Dall’11 al 27 ottobre al teatro Sala Uno, in piazza di Porta San Giovanni 10, va in scena “Notte d’inverno con signora e fantasma”, con Elisabetta De Palo nel ruolo della Wharton, Danilo Celli e… Mago Scapinelli – prestigiatore prestato ad un altro tipo di palcoscenico – con la reale assistente Marta Farra. La notte a cavallo fra ottobre e novembre era in epoca celtica una celebrazione dell’arrivo dell’inverno, associata all’idea di morte ed alla credenza che gli spiriti potessero esercitare un’influenza sul raccolto. Vien da sé che nella rappresentazione di Reim lo squarcio tra il mondo terreno e l’aldilà potesse aprirsi, in maniera implicita e velata, proprio in quest’occasione. La Wharton, nella sua biografia, ammise l’ossessione in età adolescenziale per l’occulto ed il soprannaturale, ragione che la spinse ad intraprendere la strada delle ghost stories, trattandole però in maniera innovativa, con la prevalenza dell’aspetto psicologico e mentale su quello dell’effetto speciale, come poteva ad esempio accadere nel Grand Guignol parigino. Ed è su questa linea che si sviluppa la storia, in una fusione spazio-temporale – la Wharton per un momento è convinta di essere nella tenuta di famiglia negli Stati Uniti – in cui riaffiorano le paure e le ansie passate come liberate da un’ipnosi – il che farebbe di Scapinelli tutt’altro che un banale utilizzatore di trucchi scenici. Il vortice di ricordi ed amnesie di diversi periodi è rappresentato da un triangolo tracciato al centro del palco, sintesi di raziocinio ed istinto che racchiude lo stato mentale fra passato, presente e un ipotetico futuro in cui un patto di sangue con forze ultraterrene ha la finalità di liberare la protagonista dalle inquietudini, su tutte quella della morte. Un po’ romanzo gotico alla Edgar Allan Poe, nell’evoluzione angosciosa che scava nell’io umano, un po’, scendendo di livello culturale, alla Dylan Dog, che da Poe attinge – ma senza (anti)eroe indagatore dell’incubo – lo sviluppo della trama senza seguire una netta linea temporale convenzionale, in cui niente è ciò che sembra, contribuisce a rendere evidente le apprensioni ed i timori che dalla Wharton – grazie anche all’interpretazione della De Palo - possono estendersi più in generale ad ognuno di noi, a seconda di quale sia il proprio personale fantasma. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 00:25:24 |
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