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Le teorie sono sempre facili. Di ciò che si pensa si può solo dar la prova, il che presenta seri ostacoli. Proseguo perciò nei miei studi. (Paul Cézanne) Presentata con la conferenza stampa della mattina del 4 ottobre la mostra “Cézanne e gli artisti italiani del ‘900”, che fino al 2 febbraio 2014 sarà ospitata nel Complesso del Vittoriano. Un’esposizione che permette di rileggere l’influsso che il pittore francese ha avuto sui protagonisti del Novecento italiano come Morandi, Carrà, Boccioni e Sironi, solo per citarne alcuni. Cento opere, di cui una ventina di Cézanne, provenienti dai più importanti musei di tutto il mondo - dall’Hermitage di San Pietroburgo all’Orsay di Parigi, passando per San Paolo, Zurigo, Melbourne, Toronto – e d’Italia. “Cézanne è stato una specie di padre, di Caronte bonario verso la modernità”, spiega la curatrice della mostra Maria Teresa Benedetti. Pur apparentemente nel solco della tradizione, da lui hanno poi attinto anche correnti di rottura con il passato, come il cubismo e il futurismo. “Il suo influsso è stato duplice, stilistico e comportamentale”, aggiunge Claudio Strinati, membro del comitato scientifico fondamentale nel supporto organizzativo all’evento. Morto nel 1906, Cézanne ricevette la consacrazione artistica solo dopo la mostra dell’anno successivo a Parigi. In Italia la sua considerazione accrebbe grazie al critico Ardengo Soffici, che successivamente a quella circostanza trascrisse le emozioni che la pittura di Cézanne gli aveva lasciato. “Il testo è stato una pietra angolare della costruzione della sua fama. L’articolo è stato studiato da tutti gli storici e pur astruso e pieno di fraintendimenti attivò l’influsso sui contemporanei: Morandi si convinse di essere Cézanne redivivo, vedendo aspetti che probabilmente lo stesso Cézanne non intendeva”, continua Strinati. Come Ercole al bivio Attingendo dalla mitologia greca, Strinati paragona le possibili strade tracciate da Cézanne al bivio tra vizio e virtù cui si trovò Ercole, sedotto da entrambe. “Nell’arte non ci sono vizio e virtù, ma modi di pensare opposti sì, tanto che Cézanne influenzò l’austero Morandi e il pandemonio Picasso, che scardinerà tutto”. Anche se mai stato in Italia, la visione pittorica di Cézanne ha molto in comune con il pensiero del Belpaese, “sostenendo principi supremi come la geometrizzazione, l’ordine, la sistemazione di un universo caotico, dove l’astrazione è contenuta nella realtà”. “Ho sempre girato le mostre vivendole come il romanzo della vita di un artista, forse per deformazione professionale”, interviene Lidia Ravera – ma nella veste di assessore alla Cultura della Regione Lazio - “sfogliare il racconto del Novecento italiano e pensarlo sotto il segno di reciproche interferenze è un percorso suggestivo. La mostra parlerà a tutti e dirà qualcosa di importante, in un momento di cambiamento d’epoca” in parallelo a quanto accade appunto cento anni fa. Per rendere meglio l’idea, la Ravera cita Virginia Woolf: “la letteratura stava soffocando sotto un cumulo di vesti antiquate. Cézanne e Picasso avevano indicato la strada: gli scrittori dovevano gettarsi alle spalle la rappresentazione, e seguirli”.
Orari: dal lunedì al giovedì 9.30-19.30; venerdì e sabato 9.30-23; domenica 9.30-20.30 Costo del biglietto: intero 12 €, ridotto 9€ Per informazioni: www.comunicareromaorganizzando.it tel.: 06/6780664 |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 00:03:57 |
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